Qual è il significato intrinseco del coaching? Bella domanda!

Quando cerco di definire il coaching la parola cambiamento è protagonista.
Per raccontare il mio lavoro uso espressioni come “accompagno le persone nel loro percorso di cambiamento”, “aiuto a realizzare il cambiamento che migliora la tua vita” o “sono un facilitatore di cambiamento”. Racconto quali sono gli strumenti che utilizzo, come è possibile costruire una vita che ti assomigli.

Tutto chiaro. Già! Soprattutto se quella scintilla che innesca il cambiamento si è già risvegliata.

Come si genera questa scintilla? Da dove parte?

Rispondere a queste domande è complicato. Nel coaching ricorriamo al viaggio dell’eroe per dare uno schema concreto a un processo impalpabile. Ma, anche così, ho spesso l’impressione che si tratti di un tecnicismo da addetti ai lavori.

Ho riflettuto per mesi su come tradurre efficacemente questa idea. Ci riflettuto fino a quando la vita mi ha portato una risposta. E’ successo nel corso di una lezione del Track “LA VOCE” del master OVER30 della Scuola Holden.

Quell’aula ha funzionato benissimo e anche se ci siamo incontrati in presenza solo una volta. Lezione dopo lezione abbiamo costruito una relazione di gruppo intima dove regnavano rispetto e fiducia. Contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, in questo team la densità di talento era pari all’ammirazione che riservavamo l’uno per l’altro.

In questa magia, Elena Rubino ha vocalizzato il suo testo. Immaginate una voce scoppiettante, un accento siciliano e il ritmo veloce con cui i pensieri sgorgano dall’anima.

Sono rimasta folgorata. Eccola! Al di là dello schermo, c’era proprio la descrizione di cambiamento efficace che inseguivo da tanto!

Bando al pudore, ho indossato la mia tutina da “ladra di talento” e mi sono fatta avanti.
“Posso avere questo testo per il mio blog?”

Eccolo, nella versione adattata dalla stessa autrice. Questa pubblicazione è il risultato della generosità (sua) e la gratitudine (mia) perché… l’energia quando circola genera scintille!

La mia immaginazione è una trappola.

A te succede mai di pensare intensamente a qualcosa che desideri fortemente, quasi convinta di vivere quel momento?
Sai, no? Quelle immagini nitide, prima di addormentarti: ci giochi, le modifichi a tuo piacere, rewind, avanti e indietro… Sembrano così reali!

A me succede da sempre.
Alcune cose le ho desiderate così tanto, e le ho immaginate in così tanti modi, da non riuscire poi a muovere nemmeno un di dito per andarle a prendere.
Ci pensi, ci ripensi… E loro restano lì, protette dalla bambagia della tua fantastica comfort zone. Lì puoi controllare ogni cosa e va sempre tutto alla grande.

Certo, una parte di te poi finisce per voler – giustamente – scoprire l’effetto che fa quella felicità sulla tua pelle. E allora, mentre continui quasi a trasformare i desideri in ricordi, aspetti… Aspetti che accada qualcosa.
Possono passare anni e – intanto – hai vissuto fin lì solo un’idea delle cose più belle.
Poi un giorno ti scatta dentro qualcosa che non so dirti con esattezza.
Ha a che fare con la fame, con la sete… Un istinto primitivo che ti assale e di colpo ti accorgi che attorno a te sta succedendo di tutto, che si muove ogni cosa in modo inaspettato, mentre tu sei dentro una stanza, lì, ad aspettare. E capisci che non te lo vuoi perdere.
Ma per farlo davvero devi dimenticare tutto: scardinare tutto quel popò di struttura cervellotica e amorfa che avevi costruito accuratamente nella tua testa.
Perché è vero: qualche volta – raramente – la fata turchina è dietro l’angolo con un tempismo perfetto. Ma la vera magia è rinunciare alla fatina dei desideri – al fato, alle coincidenze – e riuscire a metterti quell’orribile vestito che ti sei cucita addosso – ben lontano dalle tue fantasie – e superare la paura di vivere il momento più deludente e catastrofico della tua vita.
Ma credo che ne valga la pena.

E dovremmo pure sbrigarci! Che magari la fata turchina non è passata ma la mezzanotte… quella sicuramente arriva.

E tu? Come descriveresti il cambiamento?

Elena Rubino
Classe ’88. Nata a Catania, cresciuta tra Italia e Spagna, adottata a Torino nel 2015, e domani chi lo sa. Crede che le città siano come le storie e vorrebbe raccontarle tutte (su Torino, infatti, tiene un blog qui: fromturinwithlove.com).
Laureata in Scienze della comunicazione, lavora nel digital e nella pubblicità da 7 anni. Nel 2021 continua a formarsi aspirando a scrivere per il cinema.

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