Questa settimana dopo una serie di articoli sulla creatività, avevo deciso di tornare a scrivere di public speaking. In particolare avevo già quasi terminato un articolo sul pubblico come parte attiva della performance.
Ma, e cito la maestra Francesca Zampone, “fuori e dentro di noi scorre la vita”. E la vita in questo momento ci ha messo di fronte alla diffusione di un virus sconosciuto e estremamente contagioso e alle misure per limitare la diffusione che, di fatto, limitano la nostra capacità di azione. La realtà ha superato ogni previsione e stiamo vivendo in uno scenario da film catastrofista.
Che senso ha condividere contenuti sulla gestione di un pubblico in un momento in cui tutti gli eventi live sono sospesi? Nessuno. Questa è la sola risposta che ho saputo darmi.
Viviamo nel momento: è d’obbligo fare i conti con la realtà di una nazione in quarantena. Diciamo che in questo momento “parlare in pubblico” almeno in presenza è l’ultima delle preoccupazioni per chiunque.
Il risk management è il processo mediante il quale si misura o si stima il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per governarlo.
È una disciplina complessa che viene applicata anche nella gestione dei progetti.
I rischi sono prima censiti e poi analizzati uno ad uno, per ogni rischi si definisce se attivare azioni preventive, delegarlo o accoglierlo.
Facciamo un esempio: se abbiamo progettato un evento che prevede una performance all’aperto e il rischio che abbiamo preventivato è che possa piovere, possiamo
- Prevedere una location alternativa al coperto (gestire il rischio)
- Attivare una copertura assicurativa per il rimborso del costo dei biglietti (delegare il rischio)
- Accettare che la performance possa avvenire sotto la pioggia (accettare il rischio).
Questo processo è attuabile per tutti i rischi che possono essere previsti. Cosa succede se accade qualcosa che non era assolutamente prevedibile e men che meno gestibile in fase di fase di pianificazione? Se il rischio “pesa” molto, il più delle volte compromette completamente l’intero progetto!
Questo è quello che sta succedendo in questo momento!
Sono saltati tutti i piani.
A poco è valso avere una gestione virtuosa, diversificare, pianificare con accuratezza i tempi e i budget.
Chi avrebbe mai pensato il primo gennaio 2020 che avremo avuto zone rosse di quarantena, delimitate dalle forze di polizia? Chi avrebbe mai pensato allo scoccare della mezzanotte mentre faceva il brindava al nuovo decennio che in pochi mesi avremmo visto i supermercati saccheggiati di tutti i beni di primo consumo? Chi avrebbe previsto le scuole chiuse? I teatri e i cinema chiusi? Chi avrebbe immaginato una crisi così grave in grado di mettere in discussione tutte le nostre abitudini?
Chi avrebbe pensato a una crisi che ci mette in dubbio il senso del mio lavoro?
Come coach mi occupo principalmente di relazioni e di rapporto con il prossimo, di gestione della comunicazione interpersonale negli eventi e di gestione dei team. Avrà un senso tutto questo se il futuro sarà tutto in smart working? Avrà un senso se le comunicazioni di quello che siamo saranno solo digitali e si troveranno mille modi per rendere più efficace uno story-telling che non siano uno speech? Avrà un senso lavorare sull’intelligenza emotiva nei team se ogni membro sarà a chilometri di distanza dagli altri?
È presto per avere risposte sicure a queste domande. La storia ci insegna che solitamente cambiano le modalità non i problemi. Ma ora come ho detto è troppo presto!
Cosa fare?
Fare pace con i progetti che dobbiamo sospendere
Non serve a nulla recriminare sugli speech saltati, sui workshop che non potremo condurre, sui precorsi che non potremo seguire. Non abbiamo sbagliato nulla se non il momento (ma non avevamo modo di prevedere)
Respirare
Prendiamoci una pausa, facciamo il punto su come ci sentiamo e concentriamoci su ciò che ci piace. Ritorniamo a noi e prendiamo confidenza con i nostri desideri (astratti), dovremo ridefinire gli obiettivi quindi è bene ripartire da zero. Approfittiamo per studiare, per leggere, per fare almeno una di quelle attività non urgenti che cancelliamo ogni settimana dal nostro piano.
Fare il censimento dei nostri strumenti
Mettiamoci al tavolo, prendiamo molti post-it colorati e scriviamo (uno per foglio) quali sono le nostre competenze e i nostri strumenti e i “prodotti” che amiamo creare. Mescoliamo le posizioni per “vedere” eventuali interrelazioni che ci erano sfuggite.
La prima sensazione sarà che nessuna delle nostre competenze e dei nostri strumenti possa essere utile, poi grazie al fatto di averle lì, sotto gli occhi, la creatività inizierà ad attivarsi e produrremo idee che diventeranno progetti (nuovi).
La strategia siamo NOI
Alla fine la crisi di oggi ci avrà insegnato qualcosa.
Oltre i piani B, C, D, E…e Z ci siamo noi con il nostro valore, con la nostra qualità.
Siamo noi con la nostra specificità e la nostra creatività il vero piano di gestione del rischio!