ovvero la creatività imprenditoriale di Monica Macrì per Dolcelia
Ho una lista delle persone che vorrei intervistare per questo blog. Qualche mese fa, ho aggiunto il nome di Monica con tre stelline accanto. Desideravo questa intervista e pregustavo le dolcezze che mi avrebbe riservato questo incontro. Lo immaginavo al Queendici: noi due sedute davanti a un caffè e magari a una zeppola gluten free.
Siamo In piena “fase 2”, i locali di ristorazione sono ancora chiusi e noi ci vediamo sullo schermo del PC (senza zeppola!)
Il sorriso di Monica mette di buonumore, anzi lo schermo le dona, esalta la sua bellezza mediterranea incorniciata dai capelli neri riccissimi.
Come spesso avviene online, i convenevoli sono ridotti all’osso. Vado subito al punto.
Quale è il tuo punto di forza?
“Qualcuno mi ha detto che sono troppo competitiva. Sono sempre in competizione con me stessa, è vero. Beh! questa è la caratteristica che mi ha sempre tirata fuori dalle situazioni più difficili. Sono tenace ; resistente, lavoro a testa bassa, vado sempre avanti, faccio una fatica della miseria però … da qualche parte devo spuntarla. A costo di dare il 500%! Questo l’ho imparato con lo sport.”
Monica è stata nella squadra nazionale di ginnastica artistica fino a tredici anni quando la sua altezza l’ha fermata: “I mei erano bassi, ero brava e nessuno avrebbe pensato che sarei cresciuta tanto. A dodici ero in Nazionale, a tredici anni già non andavo più bene e mi sono dedicata alla pallavolo con risultati comunque pregevoli, la promozione e la serie B.”
Quale è il tuo punto di debolezza?
[Sorride, fa una pausa]
“Quello che è troppo veramente è quanto sono ostinata, a volte vado molto oltre i limiti fisici e questo non è un bene. Mio padre mi dice citando Pulp Fiction “A te non voglio che ti fotte!”
Torino è un paese mascherato da metropoli, ufficialmente con Monica ci conosciamo da un paio di anni, in realtà abbiamo moltissime esperienze e amici in comune. Perché ho scelto di proporre la sua intervista? Della sua storia mi ha attratto l’approccio scientifico e strutturato ad un’avventura imprenditoriale.
Monica produce dolci per allergici alimentari, e tutti si aspetterebbero di trovare nella sua storia un clamoroso episodio di intolleranza alimentare. Sbagliato! Monica non è allergica a nessun alimento e neppure è celiaca.
Se non è nata da una tua esigenza personale, come è nata l’ispirazione per questo progetto di ristorazione per intolleranti alimentari?
“Osservazione della realtà. Ho sempre un retro-pensiero quando osservo le situazioni. Viene dai miei studi di marketing. Negli anni ’80 insegnavano che per scoprire davvero come funziona il mercato era necessario andare nelle discoteche di Berlino.”
[Devo aver assunto uno sguardo interrogativo che Monica intercetta]
“Voglio dire: se ti mischi in situazioni reali dove c’è buio, rumore e luci, cioè ti immergi in situazioni apparentemente confusive , allora puoi capire le esigenze reali del cliente.”
“Questo retro-pensiero mi spinge a osservare quello che succede intorno a me e a intercettare bisogni. Subito mi dico “magari questa sembra una fesseria”, qualche volta invece in realtà è una cosa seria. È capitato così! Un approccio da Business administration e non da ristoratore classico.”
Ci racconti come è arrivata questa intuizione?
“Ho sempre avuto la passione per la cucina. Se mettevo cinque persone intorno ad un tavolo, c’era chi mi diceva “posso non prendere il pomodoro?” oppure “sono allergica al sesamo” o “l’olio d’oliva per favore no… “… Ho iniziato a riflettere e a comprendere nella ristorazione era difficile trovare un prodotto buono per tutti! Come ristoratori, o andiamo verso i clienti, sapendo che avranno richieste con mille sfaccettature e mille problemi, o siamo tagliati fuori. Non mi sono concentrata sui temi della ristorazione classica, il servizio di un certo tipo, la location fatta in un certo modo, il presentarsi parlando un italiano mediamente corretto. Ho deciso di centrare un altro obiettivo: accogliere le specificità di tutti i clienti e creare un luogo dove tutti possono trovare l’opzione a loro misura. “
“Questa è stata un’intuizione, anche un po’ una botta de culo…”
[Ride]
“…comunque un’intuizione fortunata…
Abbiamo incominciato dagli ingredienti molto semplici ma fortemente allergizzanti per andare poi a proporre una pizza senza glutine.”
Questa è la storia della pizzeria (Queendici) , come si arriva ai dolci? Sei partita dalla tua golosità?
“Ho sempre avuto la passione per la cucina, ma i dolci non mi sono mai piaciuti, non sono mai stata una golosa nella mia vita. [Ride]
Quando ancora non era iniziata questa avventura e cucinavo per diletto, seguivo i corsi cucina ma evitavo le lezioni sui dolci. Non mi piacevano e non li facevo mai.”
Non sei intollerante e offri ristorazione per allergici alimentari, non ami i dolci e hai un laboratorio di dolci per allergici? Come lo spieghi?
“Ad un certo punto mi sono chiesta “possono queste persone allergiche o celiache non mangiare mai una cosa dolce che sia decente al palato?””
“Era un’intuizione super sfidante e non ho resistito, ho cominciato a provare, provare e provare fino a quando i risultati sono diventati piacevoli. A quel punto ho alzato l’asticella e i dolci sono diventati sempre più buoni e sempre meno riconoscibili per chi non aveva il problema di essere celiaco.”
“Dal 2011, in pizzeria e nella caffetteria servo a tutti i miei clienti , celiaci e non, dolci senza glutine. Nessuno mi ha mai detto “e però un po’ si sente” o “non mi piacciono tanto” .”
[Ora sono io a ridere]
Monica! Hai clienti come me che hanno il solo problema alimentare di essere troppo golosi!
Non nasci nella ristorazione. Qual era il tuo primo lavoro?
“Lavoravo per un’impresa di consulenza dove mi occupavo di valutazione delle posizioni e delle prestazioni professionali e di formazione, soprattutto per la pubblica amministrazione e gli ospedali.”
“Facevo questo lavoro e mi piaceva tantissimo!”
[Le brillano ancora gli occhi parlando della sua professione precedente. Sono perplessa, sono abituata ad ascoltare storie di riscatto in cui si passa da un lavoro detestato alla realizzazione di una passione]
Se ti piaceva così tanto perché hai cambiato?
[La sua risata cristallina inonda la stanza virtuale]
“Sono caduta da una seggiovia.
Ho avuto un danno importante a una gamba. Il pronostico era che non avrei più camminato bene, che la mia gamba non si sarebbe più piegata, che avrei avuto problemi per sempre, avrei affrontato mille operazioni… In effetti ci ho messo due anni a riprendere a camminare me è andato tutto iper-bene, la prima ricostruzione ha funzionato, ho recuperato l’articolarità completa della gamba e vado anche sui tacchi all’occorrenza. Tutto bene insomma!”
“In questi due anni non ho lavorato e ho perso completamente il portafoglio clienti. “
“Riprendere sarebbe stato veramente difficile. La situazione era questa: non camminavo ancora bene e avevo due figlie, non potevo più viaggiare continuamente come prima. Valigia, aerei, treni non erano ostacoli banali a livello fisico e di organizzazione. Così quando le mie figlie sono andate all’asilo mi sono detta: “questo è il momento di ricominciare a fare qualcosa” e ho dato sfogo alla mia passione di sempre, la cucina.”
“Sull’onda dell’intuizione sulla ristorazione inclusiva per allergici, celiaci e non, ho progettato un ristorante che è diventato una pizzeria perché non mi hanno dato il permesso per la canna fumaria. Non era proprio quello che avevo in mente ma la passione è come l’acqua e trova sempre il modo per uscir fuori! A furia di provare ho scoperto quello che mi piaceva fare, i dolci! Alla fine oltre la pizzeria abbiamo avviato anche il laboratorio. Il nuovo obiettivo è di cominciare a fare un po’ di B2B, ovvero fornire dolci senza glutine agli altri ristoratori che hanno clienti con diverse esigenze alimentari e che non hanno la voglia, le competenze e gli spazi per fare quello che io faccio ormai da anni.”
“Quello che ho in mente è un progetto di accoglienza dove mangiare in libertà senza preoccuparsi dei limiti alimentari. Ho iniziato nella caffetteria.”
“Hai mai osservato un cliente con limitazioni alimentari? Entra in un locale e recita la novena di tutte le cose a cui è allergico. Si sente in difetto, sta sulle sue, in disparte. Voglio creare un posto dove chi ha questi problemi non si ponga il problema.”
“Sono celiaco, cosa mi può dare senza glutine?” Tutto!
“L’alternativa al latte?” Ce l’abbiamo!
“L’alternativa vegana?” Abbiamo anche quella!
Più problemi hai, più te ne risolvo! Per una volta, rilassati ci penso io…
Monica cosa è per te il cambiamento?
“Non è banale, ho una grande resistenza al cambiamento. Lo penso, lo vedo, lo pianifico ma per fare il salto ci metto una vita. Sono una specie di tartaruga da questo punto di vista.”
“La molla? Bella domanda! Cosa lo fa scattare?”
“Ad un certo punto è come se ci fossero tutti gli elementi e io mi dicessi: “Manchi solo tu! Butta il cuore oltre l’ostacolo, vai!” Mi butto e immancabilmente le cose succedono… però prima di buttar sto cuore…. [Ride di nuovo] ci metto tantissimo!”
“L’incidente mi ha obbligato al cambiamento. Era una fase in cui stavo ripensando alla mia vita. Da una parte mia mamma era ammalata dall’altra il lavoro era gratificante, guadagnavo molto bene, era un momento di fatica ma anche di grande narcisismo. Ho fatto i conti con quello che non dipendeva da me, la malattia di mia madre e il mio incidente. Quello è stato un periodo traumatico.”
“Ripensandoci a posteriori, l’incidente è stato l’unico modo in cui io potessi fermarmi.”
Come ti vedi tra 5 anni?
“Se tra 5 anni sono ancora a fare i croissant mi è andata male, mi occuperò di gestione e di relazioni ossia le cose che mi vengono meglio. Avviare un progetto è come crescere i figli, li accudisci, li guardi dall’alto, li lasci andare, dai una spinta, un po’ li riprendi ma ad un certo punto devono viaggiare da soli… “
E tra 10?
“Spero di aver avviato i miei piccoli progetti che sono ancora dei cuccioli. Stare bene. Voglio dedicarmi ai miei hobby. Sono una cinefila maniacale, vorrei avere una sala da cinema a casa oppure andare a vedere film tutti i giorni, seguire conferenze, leggere… mi piacciono un sacco di cose. Tra dieci anni vorrei trascorrere tempo con le persone che mi vogliono bene, con degli amici cari con un compagno che spero continui ad essere così con una buona armonia, le mie figlie che faranno la loro vita dovunque vorranno andare. Vorrei essere così!”
Come adesso?
“Eh! Più o meno. Manca solo un pezzettino…”
“Sono contenta di quello che ho, non sono un’invidiosa, potrei avere molto di più e anche a molto di meno.”
“Non mi manca niente, in fondo, mangio, mi vesto, vado in vacanza se mi devo curare mi curo, faccio un lavoro che mi piace nonostante le difficoltà, ho dei buoni amici… voglio dire, cosa mi serve ancora? Così sono a posto.”
“Chiamo un’amica e dico facciamo un giro, prediamo un aperitivo. Queste sono le cose che mi fanno rientrare a casa e dire “Si, così è figo!”, persone care che mi vogliano bene!”
“Stare bene con le persone a cui voglio bene e che mi vogliono bene. Amici e famiglia questa è per me la felicità.”
Sei felice?
Si
Guardo Monica che sorride sullo schermo dell’PC. Sono felice di averla intervistata mostrando il potere creativo delle sfide che ha “costruito” a partire da ispirazioni e competenze (quelle consolidate che aveva e quelle che ha acquisito strada facendo, man mano che diventavano necessarie).
E ho ripensato alla domanda che pongo spesso in sessione a chi vuole cambiare la sua vita:
“Come userai tutte le cose che hai fatto fino ad oggi nella tua vita di domani?”
Monica è una forza della natura e realizza i suoi progetti armonizzando sogni e competenze, se le sue parole ti hanno ispirato e desideri progettare il tuo cambiamento consapevole, contattami!
… magari ci incontreremo al Queendici per una zeppola gluten free!
Monica Macrì
Atleta di pregio in giovane età, MBA, consulente di processi HR, promuove una ristorazione per intolleranti e celiaci (strizzando l’occhio ai notevolmente golosi, come me!) nella pizzeria Queendici e nel laboratorio dolciario Dolcelia. http://www.queendici.com/
http://dolcelia.com/
Instagram dolceliaceliachia
Intervista bellissima, ma conoscendo sia l’intervistatrice sia l’intervistata, so che non poteva essere altrimenti.
Avanti tutta ragazze!
Conosco Monica da tanto. Ci siamo perse di vista per motivi di “distanza” ma leggendo l’intervista confermo la sua intuizione e la sua voglia di fare.