Da qualche mese non sono più in azienda. La mia vita
da libera professionista è iniziata in un modo che nessuno, neppure consultando
una sfera di cristallo, poteva prevedere.
L’immagine che molti utilizzano quando cercano di raccontare ad un dipendente come
sia lavorare da free lance è quella di un pesce, fuori dalla grande vasca
dell’azienda, che nuota in mare aperto, libero, entusiasta e timoroso dei mille
pericoli che le profondità inesplorate nascondono.
Ecco per me è stato come essere pescata con un retino dalla grande vasca dell’azienda ed essere riposta nella boccia del pesce sulla credenza in soggiorno. Questo è stato il sentimento prevalente nei primi giorni di lock down.
Ammetto! Ci ho messo un po’ a digerire la situazione e
a capire che potevo nuotare in rete (internet) e lavorare, sfruttando la
concentrazione imposta dal mantra #iorestoacasa.
Sono stati mesi di grande costruzione, di tanto tanto lavoro, di ritmi da momenti
di picco.
Sono stati anche mesi in cui ho scelto di riflettere, decidere e impostare i valori della mia nuova quotidianità.
Collaboratori: scegliere e apprezzare
La più significativa tra queste riflessioni riguarda le persone.
Desidero lavorare con persone che stimo, che mi
piacciono e che scelgo. Ora posso, scelgo io con chi collaborare!
Questa affermazione è ingannevole! Il mio cervello, come quello di tutti,
costruisce un’aspettativa di futuro a partire dalle esperienze accumulate e nel
prefigurare la “collaborazione ideale” non posso che ripensare a tutti i
colleghi con cui ho avuto a che fare.
Sono ancora in contatto con molti colleghi della mia vita di azienda. Molti di loro, con cui ho collaborato senza averli scelti, oggi, li sceglierei per condividere progetti e per un confronto.
Cosa succede? È la nostalgia a giocare brutti scherzi?
O il vero segreto per una buona collaborazione non è nello scegliere ma nella gestione del rapporto?
Portare valore alle relazioni professionali
Qual è l’approccio vincente che porta valore ad un rapporto e a un risultato professionale? Cosa possiamo fare per regalarci da dipendenti o da liberi professionisti una vita relazionale professionale appagante?
Siamo tutti adulti
Ci hanno insegnato che il rispetto si guadagna sul campo.
Il rispetto è per noi qualcosa che non esiste a priori ed è legato a doppio filo a due temi di grande rilevanza in ambito professionale la performance (ti rispetto perché sei capace) e l’emozione (ti rispetto perché sei una brava persona). Quello che non consideriamo è che a volte è così difficile e così sempre rimesso in discussione e legato alla valutazione e al giudizio che guadagnare il rispetto può essere una missione impossibile.
Quello che dobbiamo ricordare nelle relazioni professionali è che ci relazioniamo con persone adulte. Riconoscere di avere di fronte un adulto essendo adulti impone un equilibrio alla relazione e ci toglie dalla scomoda ambivalente posizioni di giudicare/essere giudicati.
Siamo tutti fornitori
Considerare l’altro come un fornitore di prestazione utile alla mia personale performance e al progetto complessivo
Questo ci impone un atteggiamento costruttivo in cui l’interesse non è prevalere ma ottenere beneficio. In qualche modo oggettivizza la relazione e sposta il focus da “ti spingo a lavorare” a “voglio che tu mi dia quello che serve”, da “devo lavorare di più” a “devo provvedere a quello che mi chiedi e che ti serve”
La responsabilità dei risultati
Quante volte di fronte all’assegnazione a un gruppo di lavoro abbiamo reagito pensando “NOOOOO! Con quello no! È un disastro” o ancora peggio “non si cava sangue da una rapa” . Ribaltiamo la prospettiva e cerchiamo di comprendere che se non siamo in grado di capire quale vantaggio può portare al nostro lavoro collaborare con una persona questo è prima di tutto un problema nostro (soprattutto se siamo nella scomoda posizione di capo in un team che non abbiamo scelto)
Oltre il trend del momento
Nelle aziende e nelle organizzazioni il bollettino del chi sale e chi scende dipende da moltissime circostanze, il 90% delle quali sono indipendenti dalla persona. Si è in auge e lanciatissimi nella carriera perché è cambiato il mercato, il prodotto o il capo, l’anno successivo siamo un peso per l’organizzazione e magari diventiamo un esubero. È importante non concentrarsi sul trend del momento e costruire la nostra reputazione sui valori e sulla qualità del nostro lavoro, che non conoscono stagionalità
Al bando l’invidia
Evitare l’invidia, l’invidia consuma e indebolisce… E’ umano provare rammarico se non otteniamo quello che desideriamo, è fatale se il desiderio è indotto dal successo di qualcuno che conosciamo, cioè se desideriamo qualcosa solo perché è alla portata di un nostro collega o collaboratore. L’invidia nel bilancio individuale è una voce a perdere che impegna moltissima energia. Per vaccinarci chiediamoci sempre “quale è la mia gara?” “Quale è il mio obiettivo?”
Cogliere gli spunti
Nei momenti in cui ci sono grandi cambiamenti, dobbiamo essere pronti a spendere nuove competenze e nuove energie ma anche pronti a cogliere nuovi spunti da chi ci circonda. Il nostra rapporto con i colleghi e i collaboratori è un cantiere di ristrutturazione!
Parafrasando Oscar Wilde in uno dei suoi più inflazionati aforismi penso che la “felicità in un team non è lavorare con chi si desidera ma apprezzare e valorizzare chi lavora con noi”.
Se ti trovi in un momento di difficoltà con il tuo team o se non sai come scegliere o armonizzare il gruppo di lavoro e vorresti migliorare la tua capacità di relazionarti sul lavoro, contattami per un incontro. Insieme analizzeremo la tua situazione e metteremo a punto una strategia.