Storytelling nella tempesta
Quando ci capita qualcosa di sgradevole, impegnativo o estremamente interessante, il nostro primo istinto è raccontare.
Raccontare, raccontare e raccontare ancora, agli altri e soprattutto a noi stessi.
È un istinto primordiale e salvifico. Dal punto di vista dell’evoluzione dell’umanità, la pratica del racconto nasce per condividere gli avvenimenti della caccia ed è la scintilla dalla quale è scaturita la cultura e quella forma di condivisione che chiamiamo civiltà.
Raccontare significa esorcizzare le paure e fare pace con le nostre debolezze.
Quando un avvenimento diventa sopportabile e smette di farci male?
Quando il racconto diventa letteratura?
Quando quell’avvenimento entra a far parte della nostra personale biblioteca dei ricordi?
Esistono momenti cruciali nella vita di ognuno di noi. Sono i momenti in cui siamo chiamati ad assumerci la responsabilità della nostra vita, delle nostre emozioni, dobbiamo rimboccarci le maniche e prendere decisioni. Spesso in questi momenti siamo così provati o stanchi che l’unico genuino desiderio che riusciamo ad esprimere è quello di andare in letargo, rifugiarci in un cantuccio e dormire. Riposarci, leccarci le ferite, abbandonarci ad un consolatorio istinto di autocommiserazione.
Spesso proprio questi sono i momenti in cui siamo chiamati a prendere decisioni, ad agire e, in qualche modo, a determinare con le nostre scelte il nostro futuro.
Caspita! Proprio ora? Proprio ora che non ci sentiamo lucidi, proprio ora che non ci sentiamo forti?
La verità è che, difficilmente, per quanto possiamo essere preparati, ci troveremo a compiere grandi passi in situazioni di assoluta calma e tranquillità. Quindi? Quindi è importante trovare il modo di fare ordine anche quando sembra che il caos sia l’unico criterio che governa la nostra vita.
Come possiamo fare ordine?
1 – Non siamo perfetti
Siamo ognuno per se stesso la vera risorsa sulla quale possiamo contare. Ci piacerebbe essere più lucidi, più razionali o più produttivi? Questo è il momento di accettare la debolezza. Prendiamo atto di essere vulnerabili o smarriti. Non significa che dobbiamo lasciarci andare alla deriva ma che possiamo concederci di riprendere la direzione tenendo il timone con dolcezza. Il pericolo più grosso al quale andiamo incontro è innescare il pilota automatico. Sfruttiamo il momento per conoscere eaccogliere la nostra vulnerabilità.
2 – Ascoltiamo l’istinto
Anche nel caos più completo possiamo fidarci del nostro istinto. L’istinto è la capacità di vedere oltre la razionalità e oltre le emozioni. Fidiamoci di quello che ci dice e della direzione che ci indica. Cerchiamo di ascoltarlo, connettiamoci con la nostra essenza profonda.
3 – Raccontiamo la nostra storia
Non chiudiamoci a riccio. Raccontiamo la nostra storia. Condividiamo le nostre sensazioni. Scriviamola, parliamo ad alta voce anche quando siamo soli. No, non è il primo passo verso la pazzia, è la via per “consumare” la storia e l’emozione che ci comunica. Per un periodo, ogni volta che la racconteremo aggiungeremo un particolare, poi poco a poco diventeremo sempre più sintetici e alla fine resterà il “fatto”, un’etichetta, un titolo.
4 – Scriviamo i finali
A questo punto saremo pronti a “raccontare” il futuro. Assolutamente per iscritto, scriviamo i finali della nostra vicenda. Immaginiamo i possibili e auspicabili sviluppi. Lavoriamo di fantasia senza porci limiti. Poi scegliamo il finale che desideriamo come happy end
5 – Trasformiamo l’happy end in un progetto
Si, proprio così. Concentriamoci sui passi che possiamo compiere perché il nostro happy end si realizzi! E… mi raccomando! non scolpiamo parole nella pietra e restiamo aperti alle sollecitazioni
Come fare? È difficile? È complicato? Questo è un percorso individuale, ma questo non significa che tu debba percorrere il sentiero da solo!
Chiedi aiuto! Un coach serve anche a questo! Perché il vero obiettivo non è solo “uscirne”, ma uscirne migliori e più forti di prima!
La tempesta ad un certo punto si placa e nella schiuma dell’ultima onda si distinguerà la tua nuova luce!
E allora… Buona tempesta a tutti!