Se lo studio non basta
Forse qualcuno penserà che al termine di un master in coaching e di un serio tirocinio da coach, si sia a posto, pronti a fare il grande salto nella professione. Magari a qualcuno succede. Per me non è stato così.
Avevo fame! Fame di approfondimento, fame di notizie informazioni e fame di nuove competenze.
Studiare, confrontarsi e crescere di esperienza in esperienza calmava la mia esigenza di crescere, fortunatamente senza mai risolverla completamente.
Da considerare erano anche la questione della mia doppia vita, il coaching e il lavoro in azienda, e il fatto che, nonostante i viaggi frequenti, non abitavo a Milano e non era facile cogliere le opportunità che la città e ADF offrivano.
Dunque ero una coach ,fresca di diploma, preparata, attenta e volenterosa ma sentivo la necessità di trovare gli spazi entro i quali indagare e comprendere la mia natura e le mie specificità.
È importante avere interazioni produttive e arricchenti
Ero una neo-coach molto fortunata. Potevo contare su relazioni e interazioni arricchenti con i miei compagni di percorso. Ognuno di questi rapporti costruiti sulla fiducia e sull’affinità mi ha regalato e continua a regalarmi frutti preziosi.
Uno di questi legami si è evoluto in una collaborazione umana e professionale continuativa e mi permesso di scrivere e di sperimentare una forma di scrittura interlocutoria e reattiva.
Lei è Ilenia La Leggia, identity coach, il blog sul quale ospita ogni mese un mio intervento si chiama anti-blog.
Cosa significa per me scrivere per l’anti-blog? Significa prima di tutto dare una forma compiuta e fruibile al continuo confronto sui temi di coaching che anima il dialogo con Ilenia.
Significa anche dare una forma concreta “preliminare”, in un qualche modo, a quello che ogni giorno progettiamo.
Scrivere sull’anti-blog non significa solo scrivere articoli per qualcuno che li pubblicherà ma è dare forma all’interazione, muovendosi con il rispetto e circospezione, perché sono a casa di qualcun altro anche se in questa casa mi sento davvero a mio agio.
…Che offrono frutti succosi
Il primo articolo risale a luglio 2018, intitolato Pensieri rumorosi e avvocati del diavolo , e apre la serie rispondendo idealmente agli argomenti da te trattati nel contributo “E noi quanto giudichiamo gli altri?”
Ho temuto fede alla frase “Questo suoni pure come una minaccia… Scriverò ancora!” con cui ho concluso e il mese successivo ho proposto Come reagire alle provocazioni? 8 mosse vincenti, evidenziando l’altra faccia di quanto sagacemente Ilenia aveva suggerito nell’articolo Le frasi che non si devono dire (in nessun caso!).
Avevamo trovato una formula che funzionava e per questo era giunto il momento di cambiare un po’, per non annoiare i lettori e per non cadere noi stesse nella trappola dell’abitudine. Così è arrivato Qual è la tua famiglia realizzativa? nel quale ho cercato di contribuire ad allargare il concetto di protezione e coraggio come caratteristica fondamentale del leader.
Di leadership, anche se non legata necessariamente alla posizione di manager, abbiamo dialogato anche in Leader senza poltrona e qualche (legittima e doverosa) pretesa perché è questo un tema per noi molto caldo, in ambito aziendale e non solo.
Sfogo vs Lamentela e Come difendersi da un perfezionista hanno chiuso il 2018 e aperto il 2019, ma è a febbraio che credo di aver scritto l’articolo in cui ho voluto parlare di cosa è la collaborazione con Ilenia e di cosa è utile perseguire nei rapporti produttivi! Co-creazione: collaborazione 4.0
A marzo, ho scritto del concetto più autentico di performance a questo punto del mio percorso in Che cosa significa lavorare bene?
Ad aprile 2019 ho raccolto la sfida lanciata da Ilenia e ho scritto un articolo a partire da un aforisma “Quando gli elefanti fanno la lotta è l’erba che soffre” in E Tu, da dove guardi?
Scrivere per l’anti-blog non è stato per me un modo per pubblicare gli articoli in attesa di avere un’identità definita da spendere in un mio blog.
Scrivere per l’anti-blog ha significato definire articolo dopo articolo (e intendo TUTTI gli articoli, quelli che scrivevo e quelli di Ilenia che leggevo) cosa significava veramente costruire qualcosa di professionale, rigoroso e efficace con qualcuno. Qualcosa che ora ha un’identità e un nome, Vera Verità, qualcosa di cui nei mesi prossimi racconterò gli sviluppi in questo Stage-door blog.
Di questo ringrazio Ilenia.
Credo sia a questo punto chiaro che fino a quando Ilenia e io riterremo questa interazione sull’anti-blog feconda continuerò a scrivere, dando notizia del backstage qui!