Grazie alla segnalazione di un’amica, ho avuto l’opportunità di conoscere questa bella storia da un post sulla pagina facebook Vorreiprendereiltreno.
Le belle parole della maestra Giovanna, con cui racconta la storia sua e della collega Martina, mi hanno in un primo momento profondamente commossa. Qui trovate il post originale.
È la storia di due giovani che intraprendono un progetto di studio e poi di lavoro creando un asilo che segue il metodo Montessori. Una storia a lieto fine, neppure così speciale se non si parte dal dato concreto che nessuno sulla carta avrebbe scommesso su queste due nuove maestre. Martina ha la sindrome di Down.
Il post mi ha commosso come mi commuove l’essere di fronte ad una grande opera. Perché il talento, quando è svelato al mondo e trasformato in azione e in progetto, rappresenta l’autentica realizzazione del nostro essere umani.
Le storie potenti, e questa è una storia potente, restano attaccate e chiedono approfondimento e riflessioni. Alcuni dei pensieri che sono affiorati nella mia mente nelle ore successive, mi spingono a condividere alcuni insegnamenti che ho tratto da questa storia
- La collaborazione è un potente attivatore di energie. I rapporti autentici che sfociano nella collaborazione fanno crescere il talento
- Incontrare qualcuno che è in grado di vedere in noi il talento al di là delle convenzioni limitanti, dell’educazione e della rassegnazione consolatoria alla quale talvolta cediamo, ci offre una spinta propulsiva
- Pensare al di fuori degli schemi ci autorizza a perseguire con consapevolezza a trasformare i sogni in progetti
- E’ stato facile? Chi ha mai detto che realizzare qualcosa di importante per noi stessi sia facile? Non è un corretto metro per giudicare cosa vogliamo fare capire quanto siamo disposti a faticare per farlo?
- Non sappiamo quanta paura e quante difficoltà abbiano fronteggiato Giovanna e Martina, ma sappiamo qual è il risultato del loro coraggio
Perché ho deciso di parlare di questo in un blog di coaching e public speacking?
Questo articolo non è solo una risposta emozionale. Questa vicenda ci indica che spendere energie a progettare e “fare” ci proietta nella dimensione della realizzazione.
Mi piace pensare che il precorso di Giovanna e di Martina avesse come obiettivo una classe di bambini da condurre, la prima di tante che verranno.
Mi piace pensare che abbiano lavorato per qualcosa e non contro qualcosa; le convenzioni, quelle limitanti e quelle sociali condivise, sono state rese innocue dal loro lavoro e dal loro successo.
Mi piace pensare che, analizzato la situazione, abbiano detto “Si può fare!”.
E tutti, proprio tutti noi, possiamo fare un passo per quel cambiamento a cui aspiriamo.
A patto di metterci energia, fatica e entusiasmo.
Oltre a questo, in un mondo pieno di storytelling, cerchiamo le storie giuste! Applichiamo i filtri per trovare le storie che ci possono aiutare ad andare avanti nelle nostre sfide! Lasciamo le storie tristi di lamentela e traiamo conforto e ispirazione dalle storie belle e di successo!
Grazie Martina e grazie Giovanna per questa bella storia!
Si può fare!
Con un buon coach al fianco, con un prezioso alleato in grado di vedere oltre i limiti il talento!