Accade a tutti prima o poi un periodo NO.

Accade a tutti, anche ai più strutturati tra noi, accade anche ai campioni di problem solving e di resilienza. Accade. È difficile non accusare il colpo.

Accade a noi e accade intorno a noi.

Ci guardiamo allo specchio e mentre ci sussurriamo che “si, ce la faremo” e intanto osserviamo quanto siamo invecchiati in pochi giorni.

Incontriamo il collega super ottimista e ha la faccia stravolta dopo una notte insonne consumata rigirandosi nelle preoccupazioni.

Andiamo al bar e il barista di fiducia, quello che sorride il buongiorno e che ci rallegra, è diverso, sorridente sì ma più tirato del solito.

Accade e appena qualcuno, più attento e coraggioso degli altri, ci chiede come stiamo, ecco! si rompono gli argini. Iniziamo a raccontare i nostri guai e siamo un fiume in piena, di dettagli, di notizie e di considerazioni un po’ disordinate.

Il monologo positivo

Raccontare i propri guai, così come lamentarci è naturale, ma il modo in cui lo facciamo può promuovere in noi e in chi ci ascolta benessere o disagio.

Cerchiamo di capire come possiamo indirizzare in termini positivi questo monologo.

Gli introversi non si sentano esclusi, perché quello che segue vale anche e soprattutto per i monologhi interiori!

  • Anche se ci sentiamo schiacciati dalle emozioni, sforziamoci di strutturare un racconto chiaro e oggettivo di quello che ci succede. Questo renderà più facile capire quello che sta accadendo e come affrontarlo. Per fare questo può essere utile raccontare di noi in terza persona, come se fossimo un narratore esterno.
  • Facciamo attenzione e correggiamo le parole che usiamo. Ascoltiamoci, abbiamo tutti una malsana inclinazione per l’esagerazione, ma siamo anche in grado di comprendere quando stiamo drammatizzando eccessivamente le situazioni. Espressioni come “è un delirio” o “sono disperata” o “non c’è via d’uscita” o ancora “mi è cascato il mondo addosso” comunicano a noi stessi e al nostro interlocutore una posizione di impotenza. Meglio una descrizione più oggettiva e funzionale ad esempio “è una situazione complessa” o “sono preoccupata” o “sarà impegnativo risolvere” o “è un evento inatteso e non piacevole”. Non si tratta di negare o minimizzare la difficoltà in cui ci troviamo, ma di dare una giusta prospettiva per affrontare il più serenamente possibile il problema
  • Sforziamoci di terminare il nostro discorso con un pensiero in prospettiva. Una frase di apertura, positiva magari, che sottolinei la nostra capacità di far fronte alle situazioni critiche, serve per nutrire la nostra autostima e a indirizzarci verso un approccio razionale.

In sessione capita frequentemente che si dedichi tempo a “riscrivere” lo storytelling e questo è un modo molto efficace per iniziare un percorso di cambiamento e di rafforzamento dell’efficacia personale.

Guardare oltre la rabbia e oltre le colpe

La rabbia è un’emozione che deve essere accolta e superata. È importante riconoscere la nostra frustrazione di fronte alle situazioni negative che la vita ci presenta, ma questo deve essere solo il primo passo.

La colpa, sia che sia assegnata a noi stessi che ad altri, è un altro punto che può essere bloccante.

Ciò che è utile veramente utile è concentrarsi sul problema come è oggi, evitando dispendiose dietrologie.

Come nei progetti il bilancio si fa alla fine quando tutto è concluso e il risultato è raggiunto.

Come nel project management, si indagano le cause dei problemi e si definiscono le responsabilità per non ripetere gli errori in futuro, ma si sottolineano anche i punti di forza e le strategie vincenti che diventano parte del nostro bagaglio di capacità.

Nuove capacità per il futuro

Perché la volta successiva ci sia un’esperienza da raccontare che ci insegni che siamo stati in grado di superare un brutta situazione e che sapremo affrontare con efficacia anche questo nuovo momento NO.

Stai affrontando un momento NO? Ti sembra che non ci sia fine alla serie dei momenti NO? Partiamo dal racconto!
Perché non inizi a raccontarmi la tua storia?

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