Se dico rivalità, a cosa pensi?
Lasciami indovinare…
Al tuo collega asso pigliatutto? A una coppia di grandi rivali del cinema, dello sport, della politica ecc. ecc.? A tuo cugino?
Di sicuro la tua testa si riempirà di pensieri, immagini e riflessioni.
La rivalità è un tema che ha una presa indelebile sul nostro immaginario. Questo è dovuto in parte alla struttura archetipica del viaggio dell’eroe. Avete mai visto un eroe senza un antagonista?
Insomma, è nella nostra natura di esseri umani “trovare” in ogni ambito della vita un rivale da contrastare e in base al quale definirci per differenza. È naturale, è umano ma non per questo ci fa bene.
Di cosa parliamo quando diciamo rivalità?
Come sempre parto dalla parola. Di tutte le definizioni ho scelto questa “reciproca, ostinata emulazione intorno allo stesso oggetto affettivo o per il conseguimento della preminenza in un campo determinato”.
Mi piace questa definizione perché evidenzia che
- La rivalità esiste se è presente un oggetto/soggetto/premio conteso
- La rivalità esiste se ci sono almeno due individui/gruppi (rivali)
- La rivalità coinvolgere non più di due elementi alla volta.
Ancora più interessante è il significato etimologico: rivalità fa riferimento al sostantivo maschile rivale (antagonista) in latino rivalis (a sua volta derivato da derivato di rivus fiume), ossia colui che divide con qualcun altro l’acqua di un fiume per irrigare i campi.
Come vedi un significato etimologico figurativo ed esplicito!
Nei percorsi di coaching il tema della rivalità si affronta continuamente perché spesso è proprio in una gestione efficace che possiamo trovare una chiave per risolvere brillantemente un progetto.
La rivalità è buona o cattiva?
Ti sei mai domandato quanta energia costa avere un rivale ed essere rivale di qualcuno?
Tanta. È come essere sempre in guerra, impegnati in una gara e sempre all’erta.
D’altro canto, avere un rivale fa sì che si trovino qualità e capacità che non sospettavamo di avere.
La rivalità in sé non è buona né cattiva, è una condizione della vita relazionale umana a cui è impossibile sottrarci, ma è importante capire quando ci fa bene e quando ci fa male e quando è possibile “farla girare” a nostro favore.
Quando la rivalità ci fa male?
Come primo passo è importante capire quando la rivalità si trasforma da attivatore di creatività e induttore di buone performance in consumo di energie emotive a perdere.
Questo accade ogni volta che
- la contesa diventa più importante dell’obiettivo
Quando il nostro unico pensiero è avere la meglio sul nostro rivale ci troviamo a non capire quali priorità dobbiamo dare alle nostre azioni, ci concentriamo solo sul nostro avversario, perdiamo il senso del nostro agire e di solito usciamo perdenti dal confronto. - viviamo il confronto come unico metro per definire il nostro valore
La rivalità rappresenta un confronto di valori, di stili e di personalità, se non siamo consapevoli di noi stessi e del nostro valore, cioè se non abbiamo un corretto livello di autostima, il confronto con il rivale rischia di essere scivoloso. - permettiamo a qualcuno di utilizzarla contro di noi
Conosci certamente il significato di divide et impera, immagino che tu abbia fatto esperienza di questo stile di comando (non riesco proprio a definirlo stile di leadership). È un modello di gestione molto diffuso che ha molti vantaggi solo per chi comanda ma che, udite udite, è possibile solo quando i membri del gruppo sono magari inconsapevolmente conniventi, troppo impegnati a rivaleggiare fra loro per difendersi.
Quando la rivalità ci fa bene?
Tutte le volte che diventa uno stimolo a migliorare e un’occasione per conoscere qualcosa di nuovo.
Un modo per farlo è studiare il tuo rivale e capire cosa puoi “portarti a casa” da questo confronto.
Il rivale è per molte caratteristiche omogeneo a te (se così non fosse, sarebbe un nemico), per altre è molto diverso (di solito incarna e si fa guidare da valori o metodi diversi, così non fosse, sarebbe un alleato). Soprattutto ha il tuo stesso obiettivo in un contesto in cui il premio non si può dividere.
- Quali sono i punti di forza del mio nemico?
- Cosa mi piace di lui?
- Quali fra le sue caratteristiche vorrei sviluppare?
- Come posso farlo con il mio stile?
Personal foundation come antidoto
A questo punto, qualcuno obietterà:
“Tutta questa nobiltà d’animo non esiste nella realtà! In realtà si vive con il coltello fra i denti… attenti ai colpi bassi e a difenderci dalle scorrettezze”.
Purtroppo, questo accade, ma dipende in parte anche da te, che puoi scegliere di vivere un rapporto (sano) di rivalità in modo da avere una marcia in più!
Ottieni questo risultato quando
- il tuo obiettivo è l’oggetto del contendere
- hai consapevolezza del tuo valore personale
- hai chiarezza dei tuoi valori guida
- sei veramente stimolato a fare grandi cose
Alza il tuo livello e otterrai il rivale che ti meriti!
…anche perché i rivali non si trovano, si scelgono!
Uhhh Angela, hai toccato un nervo scoperto anche per una come me, che non ha mai avuto spirito agonistico ed è sempre andata “per la sua strada”…
Hai dato un ottimo punto di vista, da tenere in considerazione per non starci male più del dovuto!