Tutto quello che nessuno ti dirà mai sul parlare online

Qual è l’approccio migliore al public speaking in video? Di fronte a questa domanda gli intervistati si dividono salomonicamente tra chi sostiene che “è la stessa cosa che parlare in pubblico” e chi afferma che “è davvero diverso, tutta un’altra cosa”.

Chi ha ragione? E, soprattutto, cosa cambia per chi parla e per chi ascolta?

Ecco le 5 regole per domare la complessità dello speech in video!

1 – Lo spazio virtuale

Molti di noi confondono la modalità del TED Talk con il public speaking digitale. Questo è un grave errore. La formula dei TED Talk ha portato al successo discorsi efficacemente costruiti per il pubblico presente in sala e magistralmente ripresi e montati per la fruizione video. Il TED Talk sfrutta le potenzialità del linguaggio cinematografico per sottolineare il coinvolgimento dei presenti in sala e influenzare la fruizione in differita. L’oratore si muove nello spazio, fa domande, sollecita i feedback del pubblico in sala. Sono un’accanita spettatrice di TED Talk ma lo speech in video è un’altra cosa!

Nel video-speech la dimensione spaziale cambia radicalmente.

Cambia non scompare. L’errore più comune è credere che se non possiamo gestire lo spazio della scena condivisa tra noi e il pubblico, possiamo dimenticarla. Un video-speech che funziona organizza lo spazio del racconto all’interno dell’inquadratura. Nel riquadro visibile possiamo raccontare storie, muovere il nostro corpo e comunicare movimento.

2 – La quarta parete digitale e il pubblico

Il video speech modifica radicalmente il rapporto con il nostro pubblico. La maggior parte delle piattaforme per i meeting online consente di vedere chi ci ascolta in piccoli riquadri sullo schermo.

Perché allora non siamo in grado di “gestire” il pubblico come facciamo in sala? Intercettare gli sguardi, capire quando “sono con noi” o quando li stiamo “perdendo” diventa difficilissimo. Questo avviene perché in video perdiamo la terza dimensione. Il pubblico non è percepito nella sua dimensione collettiva quanto in singole individualità, i tanti piccoli riquadri sullo schermo che non si condizionano l’un l’altro. Le seduzione del discorso deve avvenire in una forma generalizzata ma deve essere indirizzata al singolo. Non possiamo ricorrere alla “chiamata diretta” usando lo sguardo né avvicinarci al pubblico muovendoci nello spazio scenico.

Il video speech è caratterizzato da una quarta parete che separa chi parla da chi ascolta. Nel cinema degli attori capaci di empatia con il pubblico e di stabilire una relazione si dice che sono capaci di “bucare lo schermo”. Questo è l’obiettivo che deve porsi chi parla online, “bucare lo schermo”. Niente paura! Riuscire in questa impresa non dipende solo dal fascino individuale è anche il risultato di contenuti potenziati, di una comunicazione verbale più efficace e di un non verbale capace di narrare all’interno dello spazio di visione.

3 – Specchio, specchio delle mie brame…

Qualche giorno fa un avvocato mi raccontava la sua esperienza nelle udienze dei tribunali virtuali “è terribile, non faccio altro che controllare come stanno i capelli e faccio fatica a concentrarmi”. Già, ecco a voi l’effetto specchio! Ci si guarda, ci si scruta, ci si analizza e ci si giudica! Il rischio è di essere così concentrati su noi stessi e preoccupati per “come veniamo” da non mettere attenzione a quello che facciamo. L’effetto su chi guarda è terribile. Chi può avere interesse a guardare qualcuno che si specchia? In questo la tecnologia ci aiuta e il suggerimento è, se la piattaforma che utilizziamo lo permette, togliere la possibilità di “visualizzare” noi stessi mentre parliamo e magari mixare la nostra presenza in video con presentazioni e immagini che contribuiscano a costruire i contenuti.

 4 – Il mezzobusto

Associamo il mezzobusto con il telegiornale o le annunciatrici televisive. Soprattutto per chi ha superato dal qualche anno i trenta, il riferimento resta quello (non a caso i giornalisti del TIGGI’ erano noti proprio come mezzobusto). È importante allontanarsi da questo riferimento. Non ci aiuta. Se ci presentiamo in video e sappiamo che ci vedranno solo fino alla cintola è importante che non dimentichiamo di avere un corpo intero e di utilizzare tutte le sue parti. Vestiamoci per la presentazione e non presentiamoci in ciabatte (tanto nessuno le vede, magari quelle pelose con gli animali che ci hanno regalato a Natale, tanto comode…). Siamo in video, non dobbiamo essere comodi, dobbiamo essere a nostro agio. Dobbiamo sederci composti sulla sedia e prendere il fiato nel modo giusto per gestire la voce. Utilizzare una respirazione diaframmatica garantisce un’emissione della voce più piena e generalmente caratterizzata da un tono più grave, che risulta più autorevole e meno metallico nella trasmissione.

Sfruttiamo il cinema. Lo spazio dello schermo è limitato al perimetro dell’inquadratura ma possiamo comunque scegliere di non posizionarci centralmente per catturare l’attenzione e scongiurare l’effetto foto segnaletica. Se è controproducente “saltellare” da una parte all’altra dello schermo, possiamo scegliere un prospettiva tre quarti. Utilizziamo un oggetto per impegnare le mani evitando di grattarci.

5 – Less is more, sempre!

Gli intercalari tolgono efficacia ad un discorso in pubblico, gli intercalari ammazzano un video-discorso. A gennaio ero molto felice di essermi regalata qualche corso di approfondimento sul mondo dello spettacolo. Ogni settimana attendevo trepidante l’appuntamento e non vedevo l’ora di assistere al corso. La pandemia del Covid-19 ha imposto di “accontentarci” delle video lezioni. La resa online è stata veramente deludente! Il vero limite in questo caso è stata la ricchezza e la ricercatezza linguistica di chi parlava. In video è necessario arrivare dritto al punto. L’imperativo è togliere! Evitare le espressioni involute che ruotano su se stesse alla ricerca del vocabolo migliore. Tenere agganciato chi ci ascolta, anche se il livello di motivazione è alto, è più difficile rispetto alla comunicazione in presenza: per questo è necessaria una mappa consultabile dove il nostro interlocutore può sapere dove e a che punto ci troviamo nel discorso.

Cinque regole di regia

Cinque regole e non ho neppure accennato a come dobbiamo parlare! In video ci sono tanti aspetti da considerare oltre alla capacità di parlare in pubblico efficacemente.  Se ti sei già sperimentato nel video public speaking, avrai verificato che ci sono moltissime nuove problematiche da affrontare. Sicuramente hai considerato questi aspetti in fase di progettazione dell’intervento e forse li hai risolti con creatività.

Per chi è abituato a parlare in pubblico lo scarto può essere minimo e si può ottenere un ottimo risultato semplicemente introducendo pochi e dosati accorgimenti. Se non hai tempo da impegnare in un corso di formazione per il video speaking e desideri essere velocemente in grado di affrontare con risultati professionali il tuo pubblico, sei la persona a cui ho pensato per progettare Speech: ultima frontiera, l’ultimo nato tra i miei servizi.

Di cosa si tratta? È il modo più veloce ed esaustivo per arrivare a un video speech che funziona e che ti rappresenta. Come? Partendo dal tuo video speech, attraverso un’analisi puntuale e un programma messo a punto con te per le tue esigenze.

Se ti ho incuriosito puoi trovare tutti i dettagli a questo link o contattami per fissare un incontro.

Parti da te e da quello che puoi valorizzare, questo è il segreto del cambiamento!
 

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