iI tuo capo è deficiente

Alzi la mano chi non l’ha pensato almeno una volta?

Frena l’entusiasmo! Non voglio parlare del tuo capo, voglio parlare di te!

Anche se, sì te lo concedo, il mondo del lavoro è pieno di manager che non sono all’altezza delle aspettative delle persone che guidano.

L’aggettivo deficiente deriva dal latino deficiens, che è il participio presente del verbo deficĕre il cui significato letterale è mancare. Quando si parla di un manager quel “mancare” è relativo alle skill della leadership. Questo significa che non è sufficiente che tu dica “il capo è un deficiente”, ma devi capire dove e in cosa manca dal tuo punto di vista.

La leadership deficiente

Il coaching si concentra molto sul tema della leadership e sulle modalità di gestione dei ruoli di guida e di potere. In effetti se ogni capo si interrogasse sul suo stile di leadership e sulla via più efficace per gestire il team saremmo già ad un ottimo punto.

Purtroppo, non è così e non è solo colpa del capo. Ci sono ragioni legate al contesto culturale delle aziende.

Fare carriera è troppo frequentemente inteso come “scalare la gerarchia aziendale” ed è considerato uno sport individuale altamente competitivo. Sicuramente lo è. Il problema è che i muscoli con i quali si arriva in cima alla montagna non sono gli stessi che servono per costruire un rifugio. Chi ha successo in azienda è spesso colui che meglio ha saputo gestire il suo sforzo individuale, non chi meglio dialoga con le persone.

Ma, come ti ho scritto, non ho intenzione di dilungarmi oltre a parlare sul tuo capo. Parliamo di te!

…e il dipendente rammaricato

Quante volte, senza osare neppure ammetterlo a te stesso, hai pensato che se quello era il capo che avevi forse quello era il capo che meritavi?

Quante volte hai pensato che, forse, con più competenze, con più energia o con altri studi alle spalle avresti avuto l’opportunità di dialogare con un manager e non con la caricatura di un piccolo dittatore?

Sono sincera, nei miei quattro lustri abbondanti di azienda, questo è stato un retropensiero ricorrente.

Anche ora che guardo l’azienda in prospettiva, attraverso i racconti dei coachee, ritrovo spesso questo tema.

La conseguenza dell’incapacità del manager di essere autorevole non ha la sola conseguenza della scarsa motivazione delle persone, ma anche e soprattutto mina alle basi la loro autostima.

Cosa puoi fare se il capo non è un manager?

Non fare il capo ombra!

Capita che, magari, tu possa provare empatia per il capo e per le difficoltà che sta affrontando e tu abbia la tentazione di “aiutarlo” o potresti essere così appassionato della tua professione da fare di tutto pur di “alzare il livello”.
Puoi aiutare in molti modi, ad esempio organizzando meglio il lavoro del team o migliorando lo spirito di gruppo o portando soluzioni innovative. Queste attività hanno valore proprio perché portano beneficio alla qualità della vita professionale. Quello è fondamentale evitare è il ruolo del “capo ombra” che toglie tutte le castagne dal fuoco al titolare ma che è, nello stesso tempo, la sua più preziosa risorsa e l’immagine della sua incapacità. Se il tuo capo non ha leadership non sarà abbastanza umile da riconoscere quello che fai per lui (ma in fondo, te l’ha chiesto?) e ti detesterà.

Non fare il pentolone che ribolle!

Capita che, magari, proprio tu non riesca a capire come l’azienda abbia potuto decidere di affidargli l’incarico di guidare persone molto più valide di lui. Esistono i misteri per cui non è possibile trovare un senso! Accettalo e decidi consapevolmente se restare o se cercare altre opportunità (e altri responsabili) fuori o dentro l’azienda. Se resti o per il tempo che resterai, evita la lamentela continua. Evita di rimarcare ogni suo errore. Non fa bene a nessuno e soprattutto avvelena la tua giornata. Difendi la tua serenità.

Non è un’equazione ma…

Non esiste alcuna corrispondenza tra il valore del tuo capo e il tuo. Nelle organizzazioni strutturate i motivi per i quali sei guidato da qualcuno affondano in ragioni complesse di opportunità, di budget e di “storia” che sono estranee alla valutazione della tua capacità. Diciamo che, nella maggior parte dei casi, il capo capita e non è il frutto di una scelta ponderata all’interno della strategia aziendale.

La causa principale di turnover è proprio questa l’insoddisfazione per i propri responsabili.

Concentrati sul tuo benessere e il tuo sviluppo

L’atto più importante che puoi fare per te stesso è capire che non devi perdonarti nulla e ricordarti che i capi vengono e i capi vanno e che devi lavorare in linea con i tuoi valori e standard qualitativi perché, questo sì, domani “è un altro giorno” e chissà che non arrivi un leader, un vero manager.

E di quello, sì, dovrai meritare la stima! Vorrai mica per quel giorno aver perso l’abitudine a lavorare come sei capace di fare?

Per gestire il capo deficiente, è importante valorizzare le sue capacità (e ne avrà sicuramente) e cogliere l’occasione di crescere, migliorare, imparare!

Se non sai da dove incominciare, se temi di non riuscire a gestire da solo la rabbia di fronte alle sue mancanze o hai l’impressione che possa essere solo un ostacolo per la tua carriera e crescita professionale, questo può essere il momento di affrontare un percorso di coaching e prendere consapevolezza delle tue potenzialità e possibilità e, perché no, prepararti a essere un leader migliore di lui!

Scrivimi!

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