JOJO

(Attenzione! Articolo ad alto contenuto di spoiler.)

Avete già visto il delizioso Jojo Rabbit di Taika Waititi?
L’aggettivo giusto per definire questo film è commovente. E denso di umanità.

Il cinema è un’arte prevalentemente narrativa e la visione di questo film offre molti spunti di riflessione. Cercherò di evidenziare quelli tra questi più utili nei percorsi di cambiamento e crescita personale in cui il coaching è coinvolto.

Il film è ambientato nel Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, in un’atmosfera sospesa tra l’imminente sconfitta bellica e l’ideologica e ostinata persecuzione del popolo ebreo.

In questo articolo, in cui parlavo del cinema come strumento per migliorare la nostra capacità di parlare in pubblico e, in generale, di affrontare efficaci percorsi di cambiamento, avevo anticipato il mio desiderio di parlare di questo film (ora nelle sale).  Ecco gli spunti che regala a un percorso di cambiamento e di coaching.

Spunto di coaching 1: Lo sguardo del bimbo

Il protagonista è Johannes Betzler detto Jojo, un ignaro bambino che coltiva il mito di Hitler, tappezzando la sua cameretta di manifesti e foto del führer. L’espediente non è inedito, La vita è bella di Benigni ci aveva già mostrato l’orrore dei campi di concentramento attraverso gli occhi di un bambino, immerso nel mondo di favole che il padre costruiva per lui. La vera novità è che Jojo non è un bambino vittima del regime, è schierato con l’oppressore e coltiva con cura e con acritico entusiasmo tutte le credenze che il regime ha proposto. Ciononostante il pubblico non può che simpatizzare per questo piccolo un po’ imbranato con il sogno di entrare a far parte della guardia personale di Hitler.

Cosa ci succede? Noi odiamo il nazismo e deprechiamo l’olocausto. Perché proviamo empatica simpatia per Jojo? Le relazioni si costruiscono tra individui, le ideologie sono utili se arrivano per e attraverso le persone. Infatti le ideologie e, a un livello individuale, le credenze devono essere ogni giorno confermate dalla loro coerenza con i nostri valori. Questo è uno dei punti chiave di ogni percorso di coaching!

Spunto di coaching 2: un migliore amico immaginario

Jojo non è un bambino vincente, il suo soprannome è Jojo Rabbit. Ha un amichetto coetaneo, un grassoccio amico occhialuto ben lontano dall’idea di piccolo ariano, che non può competere con il suo amico immaginario, Hitler con il quale intrattiene un serrato dialogo. Il führer di Jojo è una morbida e un po’ ironica proiezione del tanto ammirato dittatore della storia.
È una proiezione di Jojo adulto, di cui conserva le fragilità, le debolezze e una certa carica di imbranata simpatia. Come Jojo, al di là degli slogan dogmatici, è pieno di dubbi e vacilla quando le soluzioni preconfezionate non sono utili a fronteggiare i problemi.

La sfida di Jojo è costruire il suo sistema valoriale a base di umanità e amore, prenderne coscienza e verificare come le credenze in cui è immerso (in questo caso “il cieco fanatismo nazista” che tanto inorgoglisce l’ispettore della Gestapo) non sono coerenti con esso.

È importante definire un sistema valoriale autentico e fondato? Questo è il punto di centrale della personal foundation, cruciale in ogni percorso di coaching.

Spunto di coaching 3: il potere del fuori contesto

La madre di Jojo è ideologicamente (e, scopriremo, attivamente) antinazista e in casa nasconde e protegge dai nazisti una ragazza ebrea, Elsa. Quando Jojo per caso scopre la sua esistenza la narrazione decolla.
La sequenza è esilarante, e si nutre visivamente della citazione disinibita di sequenze piene di suspense sedimentate nella nostra memoria di spettatori.

La mano della giovane che appare un dito dopo l’altro sullo stipite della porticina è la citazione sfacciata di decine e decine di mostri, serial killer e alieni (ricordate E.T?). Il meccanismo comico è il risultato dell’iperbole dell’emozione rispetto al suo stimolo.

Anche qui il regista utilizza un espediente ricorrente, che abbiamo apprezzato nel nitrito dei cavalli di Mel Brooks (Frankenstein Junior) così come nelle tante contaminazioni fra generi di Kill Bill ( Quentin Tarantino).

Elsa all’inizio assomiglia al mostro che Jojo si aspetta; il personaggio è inquadrato troppo da vicino e, nel buoi del suo nascondiglio, il volto illuminato dalla luce tagliata della torcia è visibile solo in parte, i lineamenti sono distorti, la dolcezza del volto risulta trasfigurata.
Nelle successive apparizioni Elsa sembra materializzarsi dal nulla alle spalle di Jojo.
Taika Waititi costruisce una narrazione in soggettiva che propone il repertorio classico dei mostri della fantascienza.  

Un passo alla volta, in questo comico percorso di conoscenza del segreto degli ebrei, Jojo umanizza il suo concetto di cosa sia un ebreo; un passo alla volta, costruisce il suo percorso di crescita. Il viaggio dell’eroe di Jojo inizia quando all’ideologia affianca l’esperienza. Il mostro diventa umano e Jojo lo incontra, lo nomina e lo conosce fino a farne parte della sua famiglia.

 Spunto di coaching 4: le scarpe di Scarlett Johansson e il racconto per metafora

Un racconto interno e parallelo alla storia è quello della madre. La narrazione è costruita attraverso le immagini delle scarpe di Scarlett Johansson, scarpe belle colorate e improbabili in tempo di guerra, scarpe per ballare, scarpe che impegnano i piedi in continui passi di danza e che non sembrano fermarsi neppure quando sono appesi alla corda dell’impiccagione. È proprio la danza a simboleggiare la vita e a chiudere il film nella bella sequenza dei due ragazzi ormai fratelli, l’ebrea e l’ariano finalmente liberi di ballare alla luce del sole.

Spunto di coaching 5: la funzione dell’ironia

L’ironia è uno strumento potente che ci obbliga a cambiare il nostro punto di vista, per questo gli esercizi di coaching ne stimolano la pratica.

Questo film ci mostra come l’ironia sia strumento efficace per analizzare la realtà e per attivare lo sguardo in terza posizione, prezioso per non essere sopraffatti dall’emozione e per affrontare efficacemente la paura. Le rigide ideologie bloccano la storia dell’umanità così come le credenze bloccano la realizzazione individuale.

Avete già visto Jojo Rabbit di Taika Waititi? Quali spunti avete trovato?

Se pensi che sia arrivato il momento di intraprendere un percorso di cambiamento e ti piacerebbe affrontarlo con strumenti non convenzionali, contattami!

Conosciamoci, incontriamoci e capiremo insieme come posso aiutarti a scrivere e realizzare la tua vita da film!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *