Smart working

La traduzione letterale di smart working è lavoro intelligente.

Lo smart working è disciplinato in Italia dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e consiste in una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che non prevede vincoli orari o spaziali per il lavoratore. Ovviamente lo smart working è fortemente vincolato all’obiettivo.

In tempi normali a livello legale il datore di lavoro e il lavoratore stabiliscono un accordo nel quale il viene definita la quantità e la qualità di lavoro da remoto che verrà erogata.

Smart Working in tempi normali

In tempi normali lo smart working presenta alcuni vantaggi per il lavoratore (soprattutto in termini flessibilità) e alcuni vantaggi per il datore di lavoro (soprattutto di natura economica sgravandosi di alcune spese di setting).

In tempi normali lo smart working è l’organizzazione del lavoro che più avvicina il dipendente al libero professionista.

In tempi normali lo smart working è necessario per stare al passo con la globalizzazione, per avere in forza talenti e per costruire con creatività nuove opportunità di business.

Le aziende che hanno adottato con serietà questa organizzazione del lavoro hanno un rapporto di fiducia verso il dipendente e, nella maggior parte dei casi, sono estremamente richiedenti e ambiziose negli obiettivi che fissano.

Altre aziende hanno optato per soluzioni di smart working soft ossia hanno concesso ad alcuni dipendenti (solo alcuni e selezionati) la possibilità di lavorare X giorni al mese fuori dall’ufficio con gli orari che preferiscono. Il numero x dei giorni autorizzati in smart working è pari a 3 ogni mese. Credo sia doveroso sottolineare che 3 giorni al mese di lavoro non vincolato nel luogo e negli orari assomiglia più a un benefit che a una modalità nuova di lavoro. Mi spiego meglio.

 Azienda: “Caro dipendente sei così bravo che ti concedo per tre giorni al mese di non venire in ufficio e di lavorare da casa, sono solo tre giorni quindi non metto a repentaglio il tuo risultato (che concorre al risultato dell’azienda). Tu sei bravo, ti premio e sei contento!”

Dipendente: “Cara azienda, ti ringrazio per avermi concesso questa libertà, per tre giorni potrò occuparmi dei miei figli o delle mie passioni. In fondo me lo merito con tutte le volte che ho passato le serate in ufficio o risposto alle mail a mezzanotte. Se per tre giorni al mese lavoro più leggero… non sarà un problema!”

Ecco questo purtroppo, escluse poche isole felici, è lo smart working all’italiana. Un benefit. Concesso come tale e fruito come tale.

In molte aziende non esiste.

A cosa dobbiamo tutto questo? E’ solo colpa di un management vecchio e inadeguato?

Siamo il paese dei furbetti. E la verità è che tra furbi non c’è fiducia e non c’è cultura della collaborazione.

Se il capo non c’è, i dipendenti si danno alla pazza gioia, passano mattine intere al caffè, parlano, chiacchierano e non lavorano. Ma il solerte capo è presente e sa sempre cosa fanno i suoi, anche quando non è in ufficio.

Se il capo costringe il dipendente a fare orari lunghi, se lo spreme e non riconosce il suo talento, allora, appena si allontana, i dipendente si trasforma in un adolescente con la casa libera, che non si accontenta di organizzare una cena fra amici e che si scatena in un rave.

Nel paese dei furbetti non esiste cultura della collaborazione. Nel paese dei furbetti non esiste il management. Nei paese dei furbetti la sola regola è il controllo.

Nel paese dei furbetti ognuno è contro tutti, per non farsi fregare e per ottenere il massimo vantaggio.

Smart working ai tempi della pandemia

Questo in tempi normali. Questo fino al mese scorso.

Ora non viviamo tempi normali, ora viviamo i tempi della pandemia.

Le regole della nostra nuova vita sono dettate dalle parole dei medici e dai decreti.

Per evitare il contagio state a casa! Lavorate in smart working! I politici autorizzano le aziende a consentire il lavoro in smart working anche senza accordi!

Non è un problema di tecnologia, le aziende almeno per i ruoli non operativi, dotano tutti i dipendenti (o quasi) di strumenti che consentano l’intervento da remoto. È utilissimo quando il dipendente è in ferie, o in malattia o la sera per fare riunione con chi ha un fuso orario incompatibile con l’orario di apertura dell’ufficio.

Eppure, quello che succede davvero è molto diverso. Lo smart working considerato da molti “capi” (mi scuso ma è impossibile usare la parola manager, neppure pensare a quella di leader) un benefit è scoraggiato. Silenziosamente scoraggiato con complesse procedure autorizzative, con silenzi e sguardi carichi di disapprovazione, qualche volta con commenti indelicati.

I coraggiosi, i “contro qualcosa sempre” e quelli che non hanno nulla da perdere chiedono e ottengono l’agognato smart working che per la maggior parte sarà vissuto come una vacanza in cui non si consumano giorni di ferie.

Gli altri, pensando che arriverà un dopo di normalità, fatto di clima, incarichi e, perché no?, carriera, rinunciano. Consumano giorni di ferie se li hanno, per il resto mettono a rischio la loro salute. Mettono a rischio la NOSTRA salute. Barattano la sicurezza con lo sguardo compiacente di un superiore che apprezza la loro presenza silenziosa alla scrivania.

I tempi sono cambiati e sono tempi duri.

Smart working che verrà

Dopo l’epidemia un solerte capo verrà sostituito con un nuovo manager, magari illuminato, magari solo fiducioso nell’impegno del prossimo.

Dopo l’epidemia le aziende che saranno ancora in piedi avranno fatto esperienza di una nuova cultura e il DNA dei lavoratori sarà cambiato.

Dopo l’epidemia il dipendente inizierà a pensare all’azienda come al suo cliente (da amare e curare) e non come ad un padre padrone al quale sfuggire.

Diventare adulti

Siccome credo nell’organismo azienda e nella sua capacità di sviluppare gli anticorpi per uscire da questo loop, ti chiedo (sia che tu sia capo di altri sia tu solo capo di te stesso) di fare questo esercizio.

I due scenari peggiori

Immagina lo scenario peggiore che potrebbe verificarsi in caso si attivasse lo smart working nell’ufficio in cui lavori. Quali potrebbero essere le conseguenze più estreme del disappunto dei tuoi capi? Quali potrebbero essere i cambiamenti migliorativi o peggiorativi nelle diverse aree della tua vita?

Immagina lo scenario peggiore che potrebbe verificarsi in caso NON si attivasse lo smart working nell’ufficio. Non tralasciare l’ipotesi di contagiare con il virus qualcuno dei tuoi cari o di portare il contagio a qualche tuo collega con anziani parenti. Quali potrebbero essere le conseguenze più estreme del contagio? Quali potrebbero essere i cambiamenti migliorativi o peggiorativi nelle diverse aree della tua vita?

Scegli consapevolmente lo scenario che ti piace di più.

Lo so. Gioco facile. Ma, in fondo, giochi facile anche tu se scegli la responsabilità come individuo e come lavoratore.

Evita il contagio, chiedi lo smart working e lavora responsabilmente come un professionista adulto!

Diventare aziende e dipendenti responsabili nel mondo e nel business si può! … e auguro al nostro amato paese che sia il tuo prossimo ambizioso obiettivo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *