Ecco l’utility per costruire il nostro futuro

Sono ormai alla terza settimana di quarantena preventiva. Da oltre quindici giorni che mi muovo quasi esclusivamente all’interno del perimetro del mio appartamento.

Se non sei impegnato in prima linea nell’emergenza, allora anche tu, come me, stai sperimentando una nuova dimensione in cui tutti i suoi aspetti della quotidianità anche quelli tradizionalmente considerati “esterni” sono concentrati in pochi (o tanti ma comunque definiti) metri quadri.

Qualcuno sta faticando con il lavoro digitale, qualcun altro è costretto a diventare pedagogo per i figli, altri ancora sono inghiottiti dal senso di smarrimento per mille progetti bloccati risucchiati nell’ansia della sospensione e della paura.

Qualunque sia la situazione emotiva che stai vivendo, ti sarai sicuramente accorto che il senso di costrizione emotiva si è in qualche modo attenuato.

Nei primi giorni in cui eravamo costretti a casa, eravamo come leoni in gabbia. Immaginavamo che il nostro disagio sarebbe cresciuto esponenzialmente insieme al protrarsi della situazione.

Non è successo.

Non sono cambiati i nostri bisogni e i nostri desideri ma siamo molto più tranquilli rispetto ai primi giorni.

Ci siamo abituati alle nuove regole e le abbiamo armonizzate nella struttura delle nostre giornate.

Abbiamo individualmente messo in atto meccanismi di sopravvivenza ovvero abbiamo creato nuovi rituali.

Cosa è un rituale?

I rituali sono sequenze di azioni apparentemente senza significato che apprendiamo per imitazione e assumiamo come comportamenti connaturati e istintivi.

I rituali possono essere sociali o individuali. Entrambi sono parte fondamentale dello scheletro sul quale costruiamo il nostro benessere.

Il suggerimento di impostare routine per affrontare le giornate di isolamento è arrivato in questi giorni sui media anche da voci autorevoli. Non è un caso che impostare routine sia uno strumento efficace e comune a molte discipline dal coaching e alle pratiche artistiche e sportive.

Quali sono le funzioni del rituale?

Per quale motivo il nostro cervello e il nostro benessere emotivo sono così legati a quelle complesse sequenze di azioni che definiamo rituali?

I rituali nell’organizzazione della nostra vita rispondono a due bisogni primari

  • Appartenenza (al gruppo, alla comunità)
  • Controllo (della paura, del cambiamento)

Riti di appartenenza

A questa tipologia (rituali di appartenenza) sono collegati soprattutto i rituali sociali, che, come la psicologa americana Cristine Legare spiega, «aiutano a definirci come gruppo, riflettono i valori di un gruppo e dimostrano l’attaccamento comune al gruppo».

Questi rituali soddisfano l’aspirazione dell’individuo di sentirsi parte di una comunità sociale, che è un’entità ben più ambia del nucleo famigliare con il quale condividiamo gli spazi dell’abitazione in queste giornate. I rituali sociali includono il cibo, i luoghi della socialità (chiese, piazze, giardini), le forme dell’espressione culturale e, soprattutto, prevedono la concentrazione di individui.

In questa categoria troviamo le cerimonie, le cene con i parenti e gli amici, il teatro, il cinema ma anche lo struscio che riempie le vie dei centri storici nel week end.

Riti di controllo

A questa tipologia (riti di controllo) sono collegati soprattutto i rituali individuali che ognuno di noi integra nella vita quotidiana.

I rituali individuali danno un ordine formale e ci illudono di essere in grado di controllare l’impatto degli eventi che sono fuori dal nostro controllo. Questa tipologia di rituale aiuta a tenere a bada l’ansia e funziona attraverso l’auto-gratificazione.

Sono azioni legate alla cura o alla gratificazione del corpo (la routine per il risveglio, lo stretching, l’ora di meditazione, il caffè al bar ogni mattina, il cioccolatino a fine pasto, la passeggiata solitaria, la tisana prima di dormire…)

Richiedono solitudine, servono a riconnetterci con la nostra essenza più intima e ci aiutano a bilanciare positivamente la sovraesposizione sociale.

La caratteristiche principale del rituale, sociale o individuale, è la ripetitività. Il rituale trova il suo significato nella ripetizione regolare. Senza la ripetizione è una sequenza priva di significato e impatto.

Interrompere improvvisamente la reiterazione dei rituali è come ricevere un colpo veramente violento che mette in crisi il nostro equilibrio. le restrizioni della quarantena ci hanno stordito emotivamente, privandoci improvvisamente di abitudini scaramantiche e rassicuranti.

L’effetto è stato ovviamente amplificato dallo scenario di emergenza, dal pericolo del contagio e dalla naturale pietas suscitata da chi è vittima della malattia.

Per alcuni giorni il disagio si è propagato come un’eco da una giornata all’altra.

Abbiamo vissuto giornate spostandoci da una stanza all’altra con i passi di un pugile suonato. Essere confinati all’interno di uno spazio privato (la casa) ci ha privato dei rituali sociali. La condivisione continuativa degli spazi privati con i famigliari o la solitudine ha limitato o reso immotivati i rituali individuali .

Il senso di smarrimento e di angoscia che abbiamo vissuto erano la prima reazione all’impossibilità di seguire i nostri rituali.

I nuovi rituali

L’uomo è un animale adattabile, e nel giro di pochi giorni ha codificato i nuovi rituali rispettosi (quanto è possibile) delle restrizioni.

Le nostre città hanno celebrato rituali sociali sul web, ci siamo affacciati con entusiasmo (almeno all’inizio) dai balconi felici di ascoltare una vicina mai incontrata sulle scale gorgheggiare con maestria, abbiamo applaudito allo scoccare delle dodici persone che non potevano ascoltarci, abbiamo organizzato riunioni affollatissime su Skype, abbiamo ripreso contatti regolari con persone che no sentivamo da anni.

In questo modo siamo riusciti a sentirci parte di un gruppo sociale più ampio di chi vive con noi.

Siamo stati investiti di regali immateriali (servizi gratuiti, suggerimenti, condivisione di risorse e competenze), qualcosa che ci ripagasse della nostra perduta rituale normalità e che funzionasse da collante relazionale (ne ho parlato in questo articolo).

Abbiamo cercato di mantenere i nostri rituali individuali (meditare, fare ginnastica, le pagine del mattino) o li abbiamo sostituiti temporaneamente con nuovi compatibili con la convivenza stretta.

Chi non ha spazio per i rituali individuali ha rispolverato i rituali dell’infanzia. Non è un caso che nei supermercati siano introvabili farina e lievito, preparare la pizza o la torta della nonna aiuta a passare il tempo e ci hanno riconnette con la nostra storia.

Il risultato è che dopo due settimane ci sentiamo decisamente meno inquieti.

Questo è stato un processo adattativo naturale che abbiamo attuato per tentativi successivi, e che ci ha consentito di superare la fase più critica.

Ora è arrivato il momento di capire come i rituali possono essere un nostro alleato per vivere meglio ora e ripartire meglio appena sarà possibile.

Agire con consapevolezza è sempre il maggior colpo di fortuna che ci possiamo augurare.

Se il tempo attuale è sospeso e ci impedisce di agire, di lavorare di portare avanti il nostro business cerchiamo di coltivare un tempo di valore. Costruiamo rituali che ci aiutino a vivere ancora meglio questi giorni della quarantena senza rimandare la nostra capacità di essere felici a dopo.

Come? Ecco qualche suggerimento!

I rituali del prima

  • Facciamo il censimento dei nostri rituali pre-quarantena
  • Individuiamo i rituali che desideriamo reintegrare nella nostra vita appena possibile
  • Se non lo abbiamo già, creiamo un rituale supplente esponenzialmente gratificante

Ecco un esempio: a me manca il “solito”, ossia il caffè al bar ogni mattina, così in questi giorni mi concedo il caffè al tavolo della cucina accompagnato da un ovetto di cioccolato fondente. È evidente che a mancarmi non sia il caffè amaro al bancone del bar sotto casa ma il contesto, le due parole con il barista, l’odore di torta appena sfornata, la frenesia frizzante delle mattine. L’ovetto di cioccolato non mi ripaga di queste mancanze ma mi segnala che mi sto prendendo cura del mio bisogno di coccola, anche se frivolo nel panorama attuale.

I rituali del dopo

  • Immaginiamo cosa vorremmo introdurre stabilmente nelle nostre giornate (“appena finisce la quarantena io farò…”)
  • Prepariamoci a arrivare pronti e acquisiamo conoscenze nuove!

Ecco un esempio: amo mangiare al ristorante ma non lo faccio regolarmente per pigrizia o per risparmiare, vorrei dal momento in cui riapriranno provare un ristorante nuovo della città ogni due settimane, posso studiare per arrivare “pronta” (posso studiare la storia degli chef, delle location, delle specialità, preparare la lista dei primi che voglio assaggiare …ecc.)

L’obiettivo è governare con i rituali il tempo dell’attesa per prepararci a governare il tempo che verrà.

Se pensi che vorresti prepararti alle nuove sfide con un alleato al tuo fianco, contattami! Il coaching è un’attività che si può fare online e troveremo insieme la formula migliore per te.

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