Ho chiesto a Sara Creola di essere di nuovo ospite dello Stage door blog, le ho chiesto di condividere un punto di vista da insegnante in questo momento sospeso in cui la scuola è chiamata ad affrontare grandi rivoluzioni.

“Girando sempre su se stessi, vedendo e facendo sempre le stesse cose, si perde l’abitudine e la possibilità di esercitare la propria intelligenza. Lentamente tutto si chiude, si indurisce e si atrofizza come un muscolo”
(Albert Camus)

In questo tempo in sospeso, dove tutto sembra dilatarsi e allungarsi, la frenesia ha preso il sopravvento su di me.
Non l’ho ancora scritto! Sono una prof che, insieme ai colleghi, ha dovuto affrontare l’emergenza della scuola fisica che per ora non c’è. Questo significa inventare una scuola digitale, improvvisare tra le incertezze, imparare a utilizzare nuovi strumenti e rimodulare le lezioni. Tutto questo per non perdere di vista quello che è veramente importante, ossia i miei ragazzi.
“Che barba! Un’altra che attacca con la didattica in questo momento!”, è questo il primo pensiero che hai avuto? Tranquillo! Non sono qui a scrivere del mio lavoro ma vorrei proporvi una riflessione su quello che ho imparato in questo tempo sospeso.
Tutti noi prima o poi nella nostra vita, possibilmente senza affrontare catastrofi naturali, dobbiamo disvelarci. Le situazioni complesse e critiche come questa che stiamo vivendo accelerano questa “nudità”: improvvisamente ci riveliamo per quello che siamo. Le maschere, le corazze spesso scintillanti e volte mitigate da abiti eleganti, crollano e nudi ci avviciniamo.
Accade così che colleghi che a malapena conoscevi diventano persone con cui trascorrere ore al telefono per discutere di lavoro, ma anche per un confronto umano. Abbiamo uno scopo condiviso per i ragazzi e per noi stessi: soddisfare la necessità di trovare dei punti stabili e vivere una normalità (o qualcosa che alla normalità assomigli). Siamo diventati indispensabili gli uni per gli altri per affrontare questa criticità. Ognuno si svela come PERSONA, con le sue fragilità, i suoi fantasmi, i suoi momenti di crisi, i suoi pensieri, le sue ansie… tutti simili e complementari. E mi ritrovo, timida e riservata, a parlare come un fiume in piena del passato, dei dolori che riaffiorano e tac… mi accorgo di non essere sola.
Quando cadono le maschere, le persone sorprendono, si supportano o scompaiono perché senza maschera e non si può fingere.
Lo stesso accade anche ai ragazzi che all’improvviso hanno riscoperto il valore di un libro, delle chiacchiere dal vivo o della bellezza di andare a scuola per fare casino con gli altri. Ragazzi che chiedono dei libri che stanno per leggere, che iniziano a parlare di loro, delle loro ansie e… almeno così sembra!
Non ho mai creduto che la nostra gioventù fosse persa, semplicemente in un tempo meno sospeso non ci soffermiamo molto ad osservarli. Ora al mattino entriamo nelle loro case, o meglio nelle loro camere, alle 8! C’è imbarazzo? Un po’, poi si fa lezione, alcuni sono in pigiama, altri hanno i capelli arruffati o sono sotto delle coperte perché fa freddo, ti fanno conoscere i loro gatti, non si vergognano di essere ancora mezzi addormentati, non pettinati o truccati… non è più così importante apparire, ma esserci! E PARLANO!
A scuola, erano muti! Adesso che abbiamo una distanza fisica e una prossimità digitale… parlano. E molti, soprattutto i più timidi, trovano il coraggio di uscire allo scoperto!
Non sto scrivendo si didattica a distanza, non esprimo giudizi. Non penso sia mio compito né che questo sia il luogo e il contesto per farlo, non è neanche l’ispirazione iniziale di questo scritto che Angela mi ha chiesto di “buttare giù”.
Penso che in un momento così difficile, il mio compito sia cercare di offrire normalità ai ragazzi in cerca di punti di riferimento. È che comprendano che i cambiamenti sono parte della vita, anche quando sono repentini, forzati e totali, e che è necessario trovare la chiave di adattamento, l’oikeiosis stoica. È importante trarre il meglio. Non è forse questo l’insegnamento di vita della filosofia? Non sono forse la nostra plasticità e la nostra flessibilità mentale che ci autorizzano a ricercare soluzioni alternative? Non sono forse state le crisi a dare slancio a nuove idee e orizzonti?
Chi insegna filosofia ha il privilegio di trovare nella quotidianità gli spunti per restituire vivo e autentico il pensiero di un autore; adesso più che mai Kant e la sua morale sono un aiuto per i ragazzi che si trovano a decifrare una nuova realtà. Gli allievi possono fare proprio un autore perché lo vivono… la filosofia parla a loro perché parla di loro. Come Kant ci aiutano gli stoici, gli scettici e… tanti ragazzi hanno colto l’occasione che si nasconde in questo momento sospeso, difficile ma ricco di spunti di riflessione.
È per tutti il momento per riscoprire la noia pascaliana, che evitiamo in ogni modo. Dobbiamo tutti, me compresa, avere il coraggio di guardare dentro di noi in profondità e di capire chi vogliamo davvero essere, quali sono le priorità e assumerci la responsabilità di riprogettare il nostro futuro! La vita autentica è progetto altrimenti è un autentico sopravvivere.
I cambiamenti sono per me destabilizzanti, amo la routine e sto bene nella mia comfort zone, eppure, vi prego!, datemi ascolto. Approfittate di questo tempo sospeso che ci auguriamo non torni mai più. Non poter pianificare, forse ci può insegnare a semplificare significativamente la nostra vita.
Auguro a tutti noi che sia un momento, passeggero e veloce, simile all’attesa della primavera quando è inverno. La primavera arriverà e la condividerete senza maschera con chi in questo tempo in sospeso è stato importante. Sarà una stagione nuova senza i rami secchi, le assenze o le negatività, sarà una stagione in cui solo la fioritura conterà.


Alle mie classi: 3B-F e 4B! perché sono un motivo importante per alzarmi e sperimentarmi nel cambiamento…

Sogna, ragazzo sogna
Quando sale il vento
Nelle vie del cuore
Quando un uomo vive
Per le sue parole
O non vive più
Sogna, ragazzo sogna
Non lasciarlo solo contro questo mondo
Non lasciarlo andare sogna fino in fondo
Fallo pure tu


(Sogna ragazzo sogna, R. Vecchioni)

Sara Creola

Nata a Borgomanero, si è laureata in filosofia e storia. Ha pubblicato due libri di filosofia giocosa con cui ha condotto anche dei laboratori per bambini: La filosofia in… salsa divertente finì! (Albatros, 2015) e Il pescatore di idee (Albatros, 2016). Nel 2018 esce Bigadundun (Ladolfi editore), un lungo racconto dove, fra ricordi e ricette, si ripercorre l’infanzia e un grande dolore. Compare tra gli autori de I pensieri dell’anima (AA.VV. Sensoinverso edizioni, 2018), Poeti e Poesia (Pagine edizioni, 2018), Le pagine del Natale II edizione (L’ArgoLibro, 2018), Luoghi di Parole vol. VIII (AA.VV. Aletti editore, 2018), Lettere da Babbo Natale e regali indimenticabili (ed. Paguro, 2019). Arrivata terza con il racconto Il dono di Fiamma al Festival nazionale della fiaba 2019 “Glie Munacaceglie” e si posiziona tra i finalisti del XVI concorso di poesia d’amore inedita Verrà il mattino e avrà un tuo verso.

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