Per il primo appuntamento de Le vite degli altri ospito un testo di Sara Creola. La forma non è quella del racconto né quella dell’intervista, Sara ha un grande talento e le ho chiesto di lasciarlo volare libero. Sara scrive e Sara ha regalato allo Stage door blog queste parole. Buona lettura!

«Perché scrivere?», mi chiedono spesso.

«Perché non dovrei scrivere?», sarebbe la mia risposta.

Per me scrivere è diventata un’esigenza naturale quanto il respirare, ma a differenza di quest’ultima non è necessariamente quotidiana. Infatti se dovessi scrivere a comando verrei di nuovo sopraffatta dalla sindrome che mi colpiva durante le ore dei temi in classe: il panico del foglio bianco. Devo essere libera! Scrivo quando sento che non posso farne a meno perché ciò che provo diventa un ruggito che deve scaturire all’esterno (per voi e per la mia cara amica Angela ho fatto un’eccezione!). Quando prendo una penna e inizio a scrivere sul mio quadernetto o quando apro il pc devo essere sola, silenzio attorno, musica di sottofondo… è un momento solo mio.

La scrittura non è sempre stata una mia compagna di vita a differenza della lettura. A scuola non ero considerata una brava scrittrice, così ho sempre creduto che non fosse quella la via per esprimermi al meglio.

Un giorno, però, in un periodo nero, ma proprio nero, più nero dei buchi celesti in cui MI ERO INGHIOTTITA (scritto proprio così perché ero io a spingermi sott’acqua e a togliermi energie e respiro) è arrivata lei ad aiutarmi. Il panico della pagina bianca si era trasformato nella magia del fluire senza sosta dei miei pensieri, un vero e proprio flusso di coscienza alla Joyce.

Per ritrovare un equilibrio ho iniziato a camminare e ho scoperto che le passeggiate, nel rilassarmi, favorivano la mia fantasia; ad ogni giretto corrispondeva la creazione di una filastrocca o di una storiella filosofica. Non avevo nessuna intenzione di diventare una scrittrice, sapevo solo che quell’appuntamento fisso mi rendeva felice. Quegli scritti si sono trasformati in due libri e poi in laboratori; ho iniziato così a uscire dal mio guscio, a conoscere gente, a lavorare con i bambini che mi hanno cambiata. Io, timida cronica, che partecipo al bando per il festival della filosofia di Ischia? Parto e mi ritrovo a discutere tra nomi illustri, mi diverto, ma soprattutto prendo consapevolezza che ho delle risorse, che ho qualcosa da dire anch’io! La filosofia è sempre stata la mia passione e infatti la insegno, ma per me è qualcosa di più che nozioni o autori; è uno spunto di riflessione, sguardi diversi su domande o problemi che ognuno di noi vive o potrebbe vivere. Scrittura e filosofia mi hanno permesso di guardarmi dentro e così ho scoperto che non mi interessava se potesse piacere perché essa era ormai diventata il mio modo per comunicare ciò che sentivo e che sento a me e agli altri.

Nel tempo la mia scrittura è diventata più profonda tanto che in un’estate è nato Bigadundun (Ladolfi editore, 2018), un lungo racconto in cui narro di un dolore vissuto e mai elaborato. Tutte le mie emozioni, tutta la rabbia, il senso di colpa, le lacrime sono state messe nere su bianco e rileggendo mi accorgevo che ero più leggera, che quel peso che mi impediva di guardare avanti si era rimpicciolito e ho permesso a chi mi ama di scoprire ciò che ho sempre tenuto chiuso in cassaforte dentro di me. Mi ha sorpreso la spontaneità del racconto e soprattutto il suo tono ironico che mi ha permesso di rimpicciolire ciò che sembrava un mostro enorme. Scrivere le proprie paure le rende meno sfuggenti e se prese in giro (non banalizzate, attenzione!) diventano meno minacciose perché si guardano da un’altra prospettiva e possiamo trasformarle fino ad esorcizzarle. Pertanto mi piace creare un dialogo con i lettori, soprattutto nelle poesie o nei racconti, perché è più facile parlare agli altri che a sé. Così facendo, però, offro dei suggerimenti anche a me e prendo consapevolezza che quello che sento, che vivo o che penso non è una mia esclusiva. Scoprire che non si è soli, è già un aiuto.

Scrivendo può nascere l’esigenza anche giocosa di partecipare a concorsi letterari o di inviare i propri manoscritti a case editrici nella speranza di una pubblicazione. È gratificante, tutti abbiamo bisogno di conferme esterne. Ovviamente auguro a chiunque di voi lo voglia di ottenere il successo desiderato, ma non avremmo già acquistato un regalo enorme anche se la scrittura rimanesse solamente un momento personale, un fluire di parole che, rilette e analizzate, permettessero di riflettere su di sé e sulla propria vita potendola magari cambiare là dove se ne sentisse la necessità?

Nella speranza di non avervi distolto dalla lettura già dalle prime parole, di non avervi fatto sbadigliare, ma di avervi suggerito qualcosina nel racconto sintetico del mio percorso, magari strappandovi un sorriso, Vi ringrazio per aver permesso di raccontarmi come se recitassi un monologo su di un palcoscenico. Non so se starò ricevendo applausi o verdure, il sipario sta calando… vi saluto sperando di ricevere domande, suggerimenti o vostre idee.


[…] Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso. (Walt Withman)


Sara Creola

Nata a Borgomanero, si è laureata in filosofia e storia. Ha pubblicato due libri di filosofia giocosa con cui ha condotto anche dei laboratori per bambini: La filosofia in… salsa divertente finì! (Albatros, 2015) e Il pescatore di idee (Albatros, 2016). Nel 2018 esce Bigadundun (Ladolfi editore), un lungo racconto dove, fra ricordi e ricette, si ripercorre l’infanzia e un grande dolore. Compare tra gli autori de I pensieri dell’anima (AA.VV. Sensoinverso edizioni, 2018), Poeti e Poesia (Pagine edizioni, 2018), Le pagine del Natale II edizione (L’ArgoLibro, 2018), Luoghi di Parole vol. VIII (AA.VV. Aletti editore, 2018), Lettere da Babbo Natale e regali indimenticabili (ed. Paguro, 2019). Arrivata terza con il racconto Il dono di Fiamma al Festival nazionale della fiaba 2019 “Glie Munacaceglie” e si posiziona tra i finalisti del XVI concorso di poesia d’amore inedita Verrà il mattino e avrà un tuo verso.

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