Avvertenze: questo articolo contiene una dissertazione sulla parola prima. E’ adatto a un pubblico motivato e desideroso di nuove prospettive.
Se ti chiedo di pensare a una frase che contenga la parola prima, come la formuli?
Non sono impazzita, non ho iniziato a fare studi linguistici, desidero invitarti a riflettere su come i suoi differenti utilizzi si accompagnino a differenti approcci di interpretazione della realtà che ci circonda.
Viviamo tempi in cui la realtà ci impone di misurarci con situazioni che non avevamo considerato e ci misuriamo con un contesto di cui non conosciamo le regole. Per affrontare tutto questo carico abbiamo necessità di usare con consapevolezza il nostro linguaggio.
Prima, un avverbio
È quello che alle scuole elementari viene insegnato come avverbio di tempo.
È definito come opposto a dopo e indica una anteriorità nel tempo.
È sempre concepito all’interno di un paragone e all’attribuzione di un valore.
“prima facevamo così, ora…”
“prima eravamo felici, dopo…”
“prima era tutto più semplice, ora…”
“vorrei tornare a essere come prima…”
Queste sono solo alcune delle espressioni che ascoltiamo e pronunciamo ogni giorno e che raccontano un sentimento di nostalgia per qualcosa che è passato, non è presente e a cui, consciamente o inconsciamente, abbiamo il desiderio di ritornare. La tensione a recuperare uno stato precedente è spesso il vero scoglio a costruire qualcosa di nuovo.
“prima il dovere, poi il piacere”
“prima la salute, poi il lavoro”
“prima di morire, troverò il tempo per me”
Di nuovo l’innocua forma avverbiale si trasforma in una trappola. Sembra un meccanismo logico in cui assegniamo una priorità alle nostre azioni e ai nostri interessi ma in cui, inevitabilmente per senso pratico, per quieto vivere o per convenzione sociale, il nostro benessere è sempre delegato a un momento futuro.
Qualsiasi processo di cambiamento deve iniziare nel presente per sviluppare il suo potenziale nel futuro prossimo. I progetti che proiettiamo in un futuro remoto altro non sono che sogni o illusioni in cui culliamo la nostra operosa inazione.
Quindi? Cosa dovresti fare? Bandire dal tuo vocabolario quotidiano questa parola?
Assolutamente no! Le parole hanno tutte una funzione e un valore estrinseco e concorrono a definire quello che siamo e come ci poniamo nel mondo. Ti chiedo di non fermarti a quel prima che eri e che ora forse non ti rappresenta più o che non è compatibile con il contesto che ti circonda.
Prima, un aggettivo
Non solo, ti invito a iniziare a usare prima nella sua forma di aggettivo.
Ti propongo un esercizio.
- Prendi un foglio bianco. Inizia a scrivere in ordine sparso le “prima volta” significative (positive e negative) della tua vita fino ad oggi, scrivi accanto ad ogni voce quanto hanno cambiato la tua vita e quali emozioni le hanno contraddistinte.
Appendi questo foglio su una parete di casa dove posi spesso lo sguardo. Quando arriva una “prima volta” inattesa aggiungila! - Su un secondo foglio scrivi nell’ordine che preferisci le prossime “prima volta” che vorresti vivere e inizia a immaginare come renderle possibili, scrivi le azioni che farai. Appena una prima volta sarà consumata, scrivi la data, e evidenziala in giallo! Quando avrai vissuto le “prima volta” di questo foglio, appendilo al posto del primo…
Perché tutto questo lavoro e questa fissazione sulla “prima volta” di qualcosa?
Prima, un sostantivo
In italiano prima è anche un sostantivo e nel gergo (da me amatissimo) del teatro è il debutto di una nuova creazione.
La gente di teatro sa che la rappresentazione migliora di replica in replica ma che nessuno ha la magia della “prima” quando va bene! Per questo è utile fare le prove e autorizzarci a vivere la vita come una grande prima!
Prima non c’erano i problemi, prima eravamo giovani, prima eravamo intrepidi eppure ora è la prima volta che affronto questa situazione e sarà una prima senza eguali!
Hai mai riflettuto su come utilizzi le parole e su come questo abiliti o no la tua capacità di trovare soluzioni?
Il coaching è anche questo! Offrire un punto di vista diverso per affrontare la vita. Siamo sospesi in un’atmosfera pesante ed è importante avere strumenti nuovi da applicare nella gestione della nostra vita per non annegare nella nostalgia e per trovare il significato delle nostre prossime “prima volta”.
Sai cosa è l’incontro ZERO?
È un incontro conoscitivo e sempre gratuito in cui coach e coachee si conoscono e capiscono se desiderano lavorare insieme al raggiungimento dell’obiettivo.
Se sei curioso, contattami!