Viviamo in tempi di incertezza.
La preoccupazione regna sovrana.
Durante il lock-down ho scritto alcuni articoli in cui ho cercato di elaborare l’esperienza che stavamo vivendo.
Ho ragionato sui rituali della quarantena (qui), sulle nuove forme del lavoro (qui) , sul risk management (qui) , sulle prospettiva della scuola ai tempi del Covid-19 (qui).
Non credo che ancora l’esperienza sia stata metabolizzata a livello individuale e a livello collettivo.
Le persone intorno a me parlano di stanchezza, sono spossate, demotivate e le energie sono sequestrate dalla prospettiva di quello che potrebbe succedere.
Nei pensieri frullano domande a cui non riusciamo a dare una risposta.
Riuscirò a evitare il contagio?
Perderò il lavoro?
Avrò i soldi per affrontare il futuro?
La preoccupazione sequestra l’energia
La pandemia ci ha scioccato proponendoci uno scenario inedito nelle nostre esperienze vissute. Abbiamo provato la paura del contagio che si nasconde proprio là dove troviamo la consolazione, i rapporti umani, e continuiamo a temere per la nostra sicurezza economica minacciata dalla crisi.
Siamo come un pugile suonato che barcolla e goffamente cerca di schivare il prossimo colpo.
Superata la paura ci confrontiamo con la rabbia e lo sconforto.
Cosa ci capita? Siamo preoccupati.
Prestando attenzione scoprirete che preoccupazione è una delle parole che si pronunciano e ascoltano più frequentemente.
L’etimologia della parola preoccupazione deriva dal latino praeoccupare, occuparsi prima, ovvero prevenire. La preoccupazione è lo stato d’animo di colui che cerca soluzioni o rimedi a situazioni critiche o ad eventuali pericoli. La preoccupazione, anche quando è assolutamente compatibile con gli eventi appena vissuti, a livello mentale è assolutamente dispendiosa.
In un certo senso è come se vivessimo in allerta, sempre impegnati a fare attenzione. In questo momento, è importante ricordarlo, è fondamentale essere attenti. La prudenza è il solo modo che abbiamo per preservare la salute, i nostri progetti e la pienezza della nostra vita.
Come possiamo alleggerire questa pressione?
La stessa etimologia della parola rischio è complessa e incerta; forse deriva dal greco rizikon (sorte), a sua volta di origine etimologicamente incerta da e riza (scoglio) o da e rysis (salvezza). Esiste anche le ipotesi secondo le quali avrebbe origine dal latino resecare (tagliare) o dall’arabo riziq (tassa da pagare in natura per il mantenimento di una guarnigione), parallelo al termine greco rouzikon (pagamento in natura). Qualsiasi tra queste teorie si voglia seguire esiste un riferimento esplicito al caso e al denaro o alla fatica.
Il rischio che si verifica è sempre un carico da 90.
Nel project management, proprio per snellire il carico è prevista la gestione del rischio. Il processo è semplice e applicabile anche ai progetti di sviluppo e realizzazione individuale. Si parte dal censimento dei rischi che si possono verificare, si “pesa” l’impatto del singolo rischio nell’economia generale e si pianifica una “gestione possibile”.
La scienza del risk management è in grado di fornire risposte efficienti, ma solo quando il rischio è in qualche modo prevedibile. Quando non è cosi di solito si ridiscutono le premesse e gli obiettivi.
La pandemia ci ha fatto vivere esattamente questo, il rischio imponderabile.
Come sempre accade quando si affrontano situazioni inedite occorre attrezzarsi con strumenti nuovi.
No sensi di colpa
Accettiamo di non aver avuto tra le mani gli strumenti corretti per reagire. Smettiamo di recriminare.
Non potevamo prevedere la pandemia e neppure “blindare” i nostri progetti, le nostre vite o le nostre carriere per evitare contraccolpi.
I contraccolpi fanno parte della vita.
Pensare diversamente
Stiamo in ascolto. Soprattutto di noi stessi. E cerchiamo di identificare quali sono le cose nuove che abbiamo imparato o costruito durante la pandemia.
Identifichiamo le abitudini che abbiamo forzatamente abbandonato, domandiamoci quali sono importanti e quali abbiamo scoperto non ci interessavano così tanto.
In ascolto si intercettano le occasioni.
Viaggiamo leggeri
Se i tempi sono incerti magari possiamo scegliere per un po’ di affrontare progetti più veloci che saranno meno impattati da una eventuale crisi. Possiamo viaggiare leggeri per essere più agile nell’interpretare quello che succede.
Concediamoci il diritto alla stanchezza!
Concediamoci la possibilità di ripartire!
Se stai cercando di capire se la preoccupazione sta bloccando la tua vita e costruire un piano di azione per vivere accogliendo i nuovi limiti del mondo, scrivimi.
Insieme elaboreremo una strategia per scardinare gli automatismi che ti frenano e per orientarti nel nuovo scenario.